Le escursioni
di don Lisander
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Il naviglio di san Marco, frequente meta delle
passeggiate serali di Alessandro Manzoni
Una
domanda che ci siamo già fatti trattando di Leonardo da Vinci e di
Dante Alighieri. Alessandro Manzoni, come gli altri due, è un
personaggio che immaginiamo chino sui libri o impegnato nel prendere
appunti o a comporre opere d'arte. Viene rappresentato in piedi o
seduto, quasi sdraiato, vestito con gli abiti classici di un borghese
dell'Ottocento. Ma... si alleggeriva prima di
uscire a passeggiare con gli amici.
Perché
mai un uomo che abitava a pochi passi dal Duomo di Milano, un lettore
compulsivo, un poeta e romanziere, si alleggeriva per fare pochi
passi fino alla cerchia interna dei navigli discorrendo con gli
amici? E' semplice: Alessandro era un gran camminatore, un salutista
con pochi vizi che, quando poteva e fino in età avanzata, faceva
attività aerobica percorrendo vari chilometri a passo molto svelto
seguito da veri amici spesso trafelati.
Egli
era di corporatura snella, ma null'affatto esile, piuttosto largo di
spalle e ben conformato di torso; se egli fosse stato più piccolo,
si sarebbe potuto chiamarlo tarchiato.
Così
lo
descrive Stefano Stampa, il suo figlioccio acquisito con il secondo
matrimonio con Teresa Borri, che ha avuto la fortuna di vivere vicino
al grande scrittore e di seguirlo in varie lunghe passeggiate sia a
Milano che durante i soggiorni a Lesa, sul lago Maggiore, nella villa
che Stefano aveva ereditato dal padre.
Casa Manzoni a Milano
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Residenza estiva di Brusuglio
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Stefano
racconta quando Manzoni andò da casa a piedi fino alla sua residenza
estiva di Brusuglio dove passò quattro ore a correre nel parco e nei
campi, talvolta con il cronometro in mano, prima di rientrare a
Milano. Fece quasi trenta chilometri e, soddisfatto, diceva che ciò
gli giovava! Stefano non dice se lo aveva accompagnato... forse per
non parlare della fatica provata.
Riporta,
per esempio, anche di una passeggiata che fece con il patrigno
quando, lasciata la villa di Lesa dopo pranzo, salirono fino alla
sommità del monte San Salvatore passando per Belgirate e Massino per
poi ritornare da Solcio. Quasi venti chilometri e 750 m. di
dislivello in un pomeriggio!
Salita ai monti sopra Lesa
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Il lago Maggiore
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Manzoni
era un alpinista? Ha attraversato spesso le Alpi durante i suoi
frequenti spostamenti da Milano a Parigi passando forse per il
Moncenisio nel suo primo viaggio e poi per il Sempione appena aperto
alle carrozze durante il 1805. Ha descritto nell'Adelchi le Alpi
raccontando il pericoloso cammino del diacono Martino fra monti
tutti erti, nudi, tremendi, inabitati se non da spirti,
ma non sembra che lo scrittore abbia frequentato attivamente
l'ambiente alpino. L'immagine che ci propone risulta comunque molto
precisa e piena di dettagli:
Giunsi
in capo alla valle, un giogo ascesi, e in Dio fidando, lo varcai. Qui
nulla traccia d’uomo apparia; solo foreste d’intatti abeti,
ignoti fiumi, e valli senza sentier: tutto tacea; null’altro che i
miei passi io sentiva, e ad ora ad ora lo scrosciar dei torrenti, o
l’improvviso stridir del falco, o l’aquila, dall’erto nido
spiccata sul mattin, rombando passar sovra il mio capo, o, sul
meriggio, tocchi dal sole, crepitar del pino silvestre i coni. |
Cascina Costa di Galbiate
E'
possibile che i primi
anni della sua vita, passati a balia presso la Cascina Costa ai piedi
del
monte Barro e le sue corse con gli altri bambini su e giù per i
monti di Brianza, abbiano contribuito alla formazione della sua
stuttura robusta e resistente. Fosse rimasto a Lecco avrebbe certamente
avuto maggiori occasioni di frequentare le sue montagne e forse di
diventare un alpinista, ma i suoi studi e la sua passione per
la storia e la letteratura hanno poi avuto la meglio consegnando alla
storia lo scrittore che tutti amiamo.
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