Manzoni, Lecco e la Valsassina

Nel ricordo di Alessandro Manzoni a 150 anni dalla morte (22 maggio 1873)


Il ponte oggi
Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785 ma la sua infanzia ed adolescenza furono profondamente legate a Lecco ed al suo territorio.

I Manzoni erano un'antica famiglia nobiliare proveniente dalla Valsassina dove avevano acquisito grande potenza finanziaria e sociale svolgendo attività di trasformazione e commercio di minerali. In Valsassina possedevano diverse proprietà: a Barzio la famiglia risiedeva a Palazzo Manzoni ora sede comunale e della biblioteca civica.

Barzio

Nel centro di Barzio, il Palazzo di Pasino Manzoni fu abitato sin dalla fine del Cinquecento dal capostipite Giacomo e quindi dal figlio Pasino, avo di Alessandro. La famiglia Manzoni vi risiedette sino al 1708, anno in cui Pietro acquistò la residenza del Caleotto a Lecco. Nell'Ottocento fu ceduto ai Baruffaldi, successivamente alla Parrocchia e nel 1973 al Comune che, dopo i restauri, lo destinò a sede del Municipio e della biblioteca civica.
Sulla facciata, arricchita da un portale settecentesco in pietra, compare un medaglione bronzeo con l'effigie di Tranquillo Baruffaldi, opera di Francesco Confalonieri.

cortile

Nel cortiletto interno sono presenti un porticato a crociera su pilastri, il pozzo e lo stemma seicentesco della famiglia Manzoni. La sala civica è decorata da affreschi tardobarocchi e presenta un pregevole camino marmoreo; dell'originale decorazione rimangono solo dei lacerti. Fino alla metà del Novecento vi erano i ritratti a fresco dei Manzoni.

In uno studiolo attiguo sono presenti motivi decorativi floreali e a volute che richiamano quelli di villa Manzoni al Caleotto.
Al primo piano sono presenti soffitti decorati in epoche differenti e lacerti di affreschi settecenteschi. Alcune pietre ben squadrate porterebbero ad ipotizzare la preesistenza di una torre medioevale.

salone

Di particolare interesse, all'ultimo piano, la biblioteca civica che ospita un importante Fondo manzoniano. Costituito nel corso di più di vent'anni dal parroco di Barzio don Alfredo Comi, appassionato estimatore di Manzoni, fu acquisito nel 2006 dall'Amministrazione comunale. Esso consta di circa 1300 volumi, una miscellanea di documenti e rare edizioni delle opere manzoniane. Arricchiscono il fondo opere biografiche e critiche relative a Manzoni e varie pubblicazioni che permettono approfondimenti in ambiti disciplinari extraletterari.

Medardo Rosso museo

Da segnalare anche la presenza dello spazio dedicato a Medardo Rosso. Si tratta di una mostra permanente corredata da testi ed immagini relative all'opera dello scultore la cui figura risulta strettamente legata a Barzio. Il giardino a cui si accede dalla biblioteca è parte del parco della villa in cui risiedette la famiglia Manzoni. Da esso si può scorgere la vecchia parrocchiale ora interna alla proprietà di Villa Rosso e divenuta museo privato in cui sono custodite parte delle opere di Medardo Rosso.

www.comune.barzio.lc.it

www.lavalsassina.com

La residenza della famiglia Manzoni dagli inizi del Seicento era stata la villa del Caleotto a Lecco che rimase di proprietà di Alessandro sino al 1818. Con il padre Pietro la villa fu ampliata assumendo l'attuale stile neoclassico; ad essa fu aggiunta anche una cappella in cui veniva celebrata la messa nelle festività liturgiche più importanti. La dimora comprendeva anche una vasta tenuta agricola, una tra le maggiori proprietà dei Manzoni nel territorio di Lecco, coltivata con viti e gelsi che costituivano preziosa risorsa per la bachicoltura.



Villa Manzoni, Lecco
Villa Manzoni al Caleotto, Lecco

Alessandro tornava al Caleotto durante le vacanze scolastiche e nel tempo libero; era solito compiere lunghe passeggiate nei diversi quartieri della città o raggiungere sul lago il capanno di caccia a Pescarenico.
Nel territorio lecchese trascorse i primi anni dell'infanzia mandato a balia a pochi giorni dalla nascita da Caterina Panzeri presso la Cascina Costa di Galbiate. Pur essendo stato riconosciuto come figlio da Pietro Manzoni è probabile che la paternità naturale fosse di Giovanni Verri con il quale Giulia Beccaria mantenne una relazione anche dopo il matrimonio.
Cascina Costa, denominata successivamente Cascina Manzoni, oggi versa in uno stato di avanzato degrado. A ricordo di Alessandro Manzoni solo una lapide apposta sul fabbricato nel 1873 in occasione della morte dello scrittore dall'allora proprietario Giuseppe Bertarelli di Milano.

Cascina Costa
La cascina Costa nell'Ottocento
Cascina Costa
Cascina Manzoni, sullo sfondo il monte Barro

Dalle spigolature raccolte dal lecchese Antonio Stoppani nell'opera I primi anni di Alessandro Manzoni pubblicata nel 1874, si apprende che Lisandrino, già grandicello, venne mandato a passare un po' di giorni alla Costa in compagnia di Giovanni Spreafico, nipote della balia, di nove anni più grande di lui. Il ricordo di questa amicizia accompagnò Manzoni sino alla vecchiaia quando, tramite una comune conoscenza, ebbe l'occasione di invitare Giovanni a Milano. Già avanti con gli anni, l'amico lecchese, purtroppo, non ebbe il tempo per incontrare Alessandro.

Negli occhi del bambino che giocava con Giovanni si fissò il paesaggio che ancora oggi da questa isolata cascina, posta in posizione dominante su un'altura, è possibile ammirare. La possente mole del Monte Barro, l'inconfondibile profilo del Resegone, Galbiate con i terrazzamenti coltivati con viti e ulivi e, più a nord, Lecco con il lago. Sono i luoghi che Manzoni scrittore descrisse con estrema precisione topografica e vibrante spirito poetico nei Promessi Sposi, il romanzo che, nelle diverse stesure, lo accompagnò per molti anni della sua vita.

Lecco e Resegone

La giacitura della riva, i contorni, le viste lontane, tutto concorre a renderlo un paese che chiamerei uno dei più belli del mondo se, avendovi passato una gran parte dell'infanzia e della puerizia e le vacanze autunnali della mia giovinezza, non riflettessi che è impossibile dare un giudizio spassionato dei paesi a cui sono associate le memorie di quegli anni”.

Con queste parole Manzoni, nella prima versione del romanzo, conclude la descrizione iniziale del luogo in cui si svolgono la storia di Renzo e Lucia e dei personaggi che ruotano attorno ad essi.
Sicuramente le “ memorie di quegli anni” non dovettero essere molto felici.
Lontano dalla madre, separatasi da Pietro Manzoni pochi anni dopo la sua nascita e trasferitasi a Parigi, a soli sei anni fu rinchiuso nel collegio dei padri Somaschi di Merate. A undici anni fu trasferito in quello di Lugano sempre dei Somaschi quindi, nel 1798, entrò nel collegio dei Nobili (poi Longone) retto dai padri Barnabiti dapprima a Castellazzo dei Barzi (Magenta) poi a Milano. Anni difficili, lontano dagli affetti familiari, sottoposto a rigide regole di disciplina e relazioni con i suoi pari poco favorevoli. Si dice che Manzoni, ormai in età matura, fosse solito raccontare agli amici aneddoti non sempre positivi riguardo alla sua vita da collegiale. Considerato sovente un allievo difficile e poco incline allo studio indispettiva particolarmente padre Soave, suo maestro nel Collegio di Lugano, quando non voleva scrivere re, imperatore e papa con le lettere maiuscole.

A Lecco, nella parrocchia di Castello dedicata ai Santi Martiri Gervasio e Protasio, Alessandro ricevette il Sacramento della Cresima il 10 giugno 1794 come attestato da un documento originale esposto su una lapide affissa nella chiesa.

Parrocchia di Castello
Parrocchia di Castello, inizio 1900
Cresima
Lapide in ricordo della Cresima

Il ragazzo visse con il padre ormai anziano dal 1801 al 1805 alternando la vita a Milano con i soggiorni a Lecco nella villa del Caleotto che, circa dieci anni dopo la morte del genitore avvenuta nel 1807, fu venduta con tutti gli altri beni lecchesi a Giuseppe Scola, un ricco imprenditore serico di Vercurago.
In quanto maggior contribuente, con la restaurazione austriaca , Manzoni venne nominato Primo Estimato del Comune di Lecco. Tuttavia non presiedette mai personalmente il Consiglio Comunale delegando l'incarico al fedele maggiordomo Comini che, al Caleotto, svolgeva anche il ruolo di fattore. Prima del novembre 1818, data del contratto di vendita delle proprietà lecchesi, Manzoni venne a villeggiare per l'ultima volta al Caleotto dove congedò i suoi massari. Vi ritornò dopo tre anni per chiamare al suo servizio, a Milano, Giovanni Comini che visse con lui fino alla morte.

Sala museo
sala museo

La villa del Caleotto, pervenuta in seguito al Comune di Lecco, è oggi adibita a Museo Manzoniano con l'intento di unire al percorso classico della casa-museo quello del museo letterario. Un itinerario che non si esaurisce in questa residenza ma che si apre al territorio circostante.
La piazza cittadina dove sorge il monumento in bronzo dello scultore Francesco Confalonieri dedicato allo scrittore ed i cosiddetti “luoghi manzoniani”carichi di suggestioni letterarie che Manzoni sembra essersi divertito a descrivere e nascondere. Il convento di Fra Cristoforo a Pescarenico, le presunte case di Lucia e la chiesa di don Abbondio ad Acquate oppure Olate, il castello di don Rodrigo e quello dell'Innominato: luoghi e personaggi che appartenevano sicuramente all'esperienza di vita di un “
finissimo osservatore e gran ruminatore di ciò che aveva osservato”.
Così lo immagina Antonio Stoppani convinto che per i Promessi Sposi Manzoni abbia tratto ispirazione da persone e luoghi reali frequentati negli anni dell'infanzia e della giovinezza.
“Chi avesse raccolto tutte le confessioni di Manzoni- sostiene Stoppani- avrebbe potuto rintracciare i luoghi e le persone incontrate dallo scrittore da bambino”.

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Maggio  2023 - Rosalba Franchi