I grandi santuari distavano l'uno dall'altro centinaia di chilometri
di strade mal segnate e rudimentali che correvano attraverso zone poco
popolate e infestate da banditi. Vi era inoltre il pericolo di fiumi
in piena ed attacchi di animali selvaggi. Lo scoppio di una guerra poteva
interrompere l'afflusso dei pellegrini verso un importante santuario, o
interromperlo per sempre (lo stato di confusione in cui nel X secolo era
l'Italia centrale, per esempio, provocò un serio declino dei pellegrinaggi
romani). Le condizioni delle strade erano però il primo ostacolo.
Per tutto il Medioevo si usufruì della rete stradale ereditata dall'impero
romano, che era tutt'altro che vasta, anche se dietro la spinta delle esigenze
del momento apparivano nuove strade. Anche un esperto viaggiatore non poteva
sperare di percorrere più di trenta miglia al giorno. Il feudatario
era responsabile della manutenzione delle strade, ma troppo spesso aveva
poche risorse e ancor meno entusiasmo per fare dei lavori. Allora le strade
importanti, soprattutto se usate dai pellegrini, erano spesso curate dai
volontari; infatti la manutenzione delle strade era considerata un'opera
di carità equivalente all'elemosina. Particolarmente meritoria era
la costruzione di ponti. Contro animali selvaggi, cattive strade e catastrofi
naturali il viaggiatore non aveva protezione alcuna. Ma, in teoria, godeva
di una certa protezione contro le insidie dell'uomo. Ogni codice penale
prevedeva pene speciali contro chi molestava i viaggiatori, e i sinodi
dei vescovi minacciavano regolarmente chi si macchiava di tali colpe. Il
banditismo della fine del Medioevo aveva la singolarità di essere
un banditismo internazionale (le strade del nord Italia, ad esempio, erano
infestate di banditi tedeschi). Alle
ruberie delle bande di ladri di professione si aggiungevano quelle dei
locandieri e degli abitanti dei villaggi, per i quali la corrente continua
di pellegrini che passavano davanti alla loro porta era una tentazione
troppo forte per potervi resistere (si dice che quelli dell'Italia settentrionale,
nel 1049, assassinassero "giornalmente" pellegrini normanni in transito).
Questi abusi erano un problema costante ogni qual volta la nascita di un
grande santuario attirava sulle strade schiere di pellegrini stagionali.
Lo stato di anarchia in cui versava l'Italia nel 1350 incoraggiò
interi villaggi a depredare pellegrini in viaggio verso Roma per il giubileo.
Si dice che gli stessi romani organizzassero delle spedizioni per derubare
i pellegrini sulle strade a nord della città. Sui locandieri, individui
mai molto amati, venne fatta spesso ricadere la responsabilità di
furti ed assassinii.
I mezzi di trasporto dei viaggiatori
nel Medioevo variavano notevolmente in base alle disponibilità economiche.
Ma il pellegrino che viaggiava per vera penitenza e devozione, consumava
i chilometri del suo tragitto a piedi: un bastone per difendersi e per
appoggiarsi, una bisaccia, un recipiente per l'acqua o poco altro. Il pellegrino
tentava di trovare comunque ospitalità e ristoro nel suo cammino.
Il tragitto, infatti, era segnato dagli hospitalia,
collocati solitamente a distanza di una giornata di viaggio l'uno dall'altro.
Questi fornivano il riposo per la notte, acqua, un giaciglio e chi poteva
lasciava l'elemosina.
Negli ospizi spesso si distribuisce solo pane, talvolta un po' di
vino, poca carne e verdura di stagione; i letti sono disponibili solo negli
ospizi piú ricchi, ma è molto difficile che il viaggiatore
possa disporre di un giaciglio tutto per sé. Negli altri casi si
dormiva per terra o sulla paglia.