Le grandi vie di pellegrinaggio dell'Occidente medievale



Il pellegrino, l'homo viator del medioevo, esprimeva perfettamente la condizione umana; in esso il pellegrino si riconosceva in cammino verso il regno dei cieli, incamminandosi verso i luoghi ove si sarebbe verificato l'incontro illuminante, dove la grazia si sarebbe profusa più largamente che altrove.

Le  vie  dei  pellegrini

Nel mondo europeo i pellegrinaggi promossi da istituzioni o da impulsi religiosi non diedero mai origine a nuove strade, né ebbero strade proprie. Diremo dunque che le strade medievali e dei primi secoli moderni hanno     visto transitare anche dei pellegrini, i quali non formavano, se non in circostanze saltuarie e particolari,  il flusso preponderante delle correnti che si incanalavano su queste strade . Questo flusso era composto in larga misura di mercanti e, con cadenze assai meno regolari, da eserciti di milizie a piedi e a cavallo; poi da piccole o grandi compagnie di cortigiani   che scortavano i viaggi dei loro signori o sovrani, da uomini di cultura, chierici o laici, che si spostavano per i loro studi da un centro all'altro e infine dai funzionari dei poteri locali.
Tuttavia le strade sono così spesso connesse ai viaggi dei pellegrini per il fatto che i mercanti, che pure dovevano avere degli schemi (sia pur rudimentali) della viabilità, lasciarono molto raramente memoria scritta dei loro abituali itinerari terrestri. Tra i pellegrini era invece frequente l'uomo di chiesa, che sapeva scrivere e a cui piaceva scrivere, che non di rado annotava diaristicamente le date e i luoghi del viaggio.
I flussi dei pellegrinaggi religiosi dunque non hanno aperto strade nuove ma hanno fruito di quelle, appunto convergenti su Roma da gran parte della penisola, che erano state tracciate dai romani .Ne sono un esempio    le due vie, note entrambe in epoca medievale con il nome di "francigena" e che si snodano fra la pianura padana e Roma, ai due lati della penisola .

Pedaggi e tasse di transito

In un'epoca che volge sempre di più all'integrazione mondiale e al superamento dei confini nazionali in materia di circolazione di merci e di persone, è difficile riuscire a immaginare l'infinito numero di barriere politiche e doganali che tormentava il viaggiatore medievale, non soltanto  al passaggio tra uno stato e l'altro ma anche all'interno della medesima  compagine politica, nell'entrare in un diverso potentato locale .
La frammentazione del potere nelle mani delle famiglie signorili imponeva legittimamente tributi ad ogni passaggio di ponte o a ogni tratto di strada mantenuto a cura dell'esattore stesso. Trasformatisi i Comuni in Signorie cittadine, la tendenza non cambiò, e i viaggiatori continuarono a essere tassati dai signori locali affinché contribuissero con il loro denaro alla costosa e continuamente rinnovata manutenzione di ponti e strade. I           castelli, posti in posizione dominante rispetto alla strada o al guado di un  fiume, nella strettoia di una valle o sudi un'isola nella pianura paludosa,   erano  non soltanto la dimora preferita dei nobili, ma anche il cardine di questo sistema di esazione e i luoghi di raccolta dei pedaggi. Per evitare che l'esazione di pedaggi legittimi sconfinasse poi nel taglieggiamento, e per limitare le entrate e il controllo sul territorio di  questi centri alternativi di potere, i governi comunali si preoccuparono  assai per tempo di stipulare accordi con i signori locali per regolamentare i reciproci diritti e doveri in materia di strade e traffici.
Il timore poi dei banditi che assalivano chi viaggiava da solo con poca mercanzia e denaro contante, o delle vere e proprie bande di malfattori che rapinavano le grandi carovane senza timore delle sanzioni, fece sì che le città sui due versanti dell'Appennino o sulle vie d'acqua che conducevano al Po concludessero non di rado fra di loro veri e propri trattati commerciali, che stabilivano la libera circolazione dei rispettivi mercanti senza eccessive gabelle, la libertà e sicurezza delle vie di comunicazione terrestri o fluviali, l'aiuto reciproco contro i banditi che minacciavano il coomercio.
 
 
 

Vers Jerusalem

GERUSALEMME

Sin dall'antichità la Terra Santa fu la meta che attirò migliaia di pellegrini animati dal desiderio di ripercorrere i luoghi della vita di Cristo e di visitare il Santo Sepolcro. Già dal IV secolo è documentato il trasferimento di vari monaci che raggiunsero la Palestina al seguito di S.Girolamo per fondare, con l'aiuto di alcune donne della nobiltà romana, una comunità religiosa a Betlemme.

Il monachesimo in continua espansione, divenne un polo di attrazione per i pellegrini ed un valido supporto per i viaggiatori: i monaci si offrivano come guida e davano spesso ospitalità per la notte. Tra i pellegrini dell'età di Costantino spiccano le figure di alcune donne.
La prima fu forse Elena, madre dell'imperatore che affrontò un viaggio sia politico che spirituale; poi Eutropia, Silvia, Fabiola, donne celebri legate alla famiglia imperiale o alla più antica aristocrazia senatoria. Dopo un periodo di rallentamento nel VII secolo a causa della conquista islamica, un aumento del pellegrinaggio in Terra Santa si verificò a partire dalla fine del X secolo quando fu riaperta la via terra per Gerusalemme e cominciarono ad essere fondati degli "ospedali" che, lungo il percorso, dovevano assicurare ospitalità ed assistenza ai pellegrini ed ai viandanti.

Nello stesso periodo sorsero in tutta Europa chiese e monasteri dedicati al Santo Sepolcro: le chiese, in particolare, riprendevano nelle forme e nello stile il modello architettonico di tale costruzione religiosa.
 

Templars

Coloro che tornavano dalla Terrasanta venivano chiamati Palmieri poiché portavano la palma di Gerico quale vero e proprio segno di riconoscimento. Per difendere i pellegrini dagli attacchi dei banditi, fenomeno assai frequente sulle strade di maggior transito, a Gerusalemme, nel 1118, nacque l'ordine dei Cavalieri del Tempio che si impegnavano a combattere gli infedeli, praticare l'obbedienza, la carità e la povertà. Le "magioni" dei Templari si diffusero presto in tutta Europa, in posizioni strategiche lungo le strade più importanti, laddove esisteva un passaggio obbligato o in prossimità dell'attraversamento di un corso d'acqua.

Dall'Alto Medioevo al XIII secolo possediamo documentazioni relative ad itinerari compiuti non solo via terra ma anche via mare. Il celebre Itinerarium a Burdigala Jerusalem usque del 333 che un anonimo pellegrino percorse partendo da Bordeaux (Burdigala), in Francia, sino a Gerusalemme è uno dei più importanti documenti che abbiamo.
L'indicazione delle tappe segnalate ci permette di seguire il suo itinerario: il pellegrino camminò lungo la Via Domitia da Tolosa ad Arles e superò le Alpi al Passo del Moncenisio. Giunto in Italia, da Torino si diresse verso oriente sino ad Aquileia seguendo un lungo tratto della Via Postumia, strada romana che metteva in collegamento il porto di Genova con la stessa città di Aquileia toccando Tortona, Piacenza, Cremona, Verona e Vicenza. Percorse poi la penisola balcanica fino a raggiungere Costantinopoli e quindi la Terra Santa.
Del resto l'anonimo pellegrino documenta nel suo viaggio di ritorno un itinerario diverso da quello percorso nell'andata. Egli scelse infatti, la via del mare che gli permise di sbarcare nel porto di Otranto. Il suo resoconto di viaggio, riportando i luoghi di sosta da Otranto a Roma con l'indicazione delle distanze in miglia, ci permette di ricostruire il tracciato dell'Appia Traiana che si dirigeva a Benevento per Brindisi, Bari, Canosa.

Al viaggio attraverso la penisola balcanica seguendo i tracciati delle importanti vie consolari romane, si sostituirono i percorsi di attraversamento dell'Italia lungo la Via Francigena e l'imbarco dai porti pugliesi. Molte testimonianze dell'età medioevale attestano il transito per Roma da parte dei pellegrini diretti in Terrasanta: seguirono la Via Francigena l'abate islandese Nikulas di Munkathvera nel 1154 così come il re di Francia Filippo Augusto di ritorno dalla III Crociata nel 1191.

IL PERCORSO ITALIANO PER LA TERRA SANTA

Da Roma, per tutto il Medioevo, il collegamento con i porti pugliesi seguiva le direttrici offerte dal sistema delle vie consolari romane: la via Appia conduceva a Capua dove iniziava il prolungamento che, per Benevento, Eclano e Venosa giungeva a Taranto e proseguiva per Brindisi. Le città portuali della Puglia potevano essere raggiunte anche seguendo i percorsi del litorale adriatico che si staccavano da Rimini, nodo stradale a cui facevano capo la via Flaminia da sud e la via Emilia da Nord. I pellegrini che sceglievano la costa, prima di imbarcarsi per la Terrasanta, solitamente facevano visita al Santuario di San Michele Arcangelo sul Monte Gargano, meta assai importante di pellegrinaggio in età medioevale, nonché il Santuario di San Nicola a Bari. La rilevanza raggiunta dai porti pugliesi oltre che dalle testimonianze itinerarie è attestata anche dalle numerose mansioni fondate dai Templari a Bari, Barletta, Trani, Brindisi e lungo il percorso della Via Appia antica e dell'Appia Traiana.

Alla fine del Duecento, con la scomparsa degli Stati crociati, si affermarono decisamente i viaggi via mare con destinazione Giaffa, il porto più vicino a Gerusalemme o Tripoli di Siria. Alcune navi potevano trasportare sino a trecento passeggeri. Da Marsiglia, con vento favorevole, occorrevano solo 18 giorni di viaggio.
In Italia, il maggior porto d'imbarco, a partire dal XIV secolo, divenne Venezia ormai padrona incontrastata dell'Adriatico. C'era anche chi, dopo essersi recato a Roma, risaliva la penisola per imbarcasi a Venezia alla volta della Terra Santa.
La Serenissima arrivò a detenere un vero e proprio monopolio dei pellegrinaggi in Terra Santa fornendo, anche in altri porti dell'Adriatico, le proprie navi. Venezia era il porto preferito rispetto a tutti gli altri perché garantiva sicurezza ed affidabilità : "nulla altra natione è tanto sicura da pyrati e ladri maritimi quanto la Veneta" assicura Francesco Soriano nel suo resoconto di viaggio in Terra Santa. E questa certezza, quando partire per un viaggio significava affrontare molte incognite, non doveva essere poco.
I popoli centroeuropei potevano arrivare a Gerusalemme anche attraverso la valle danubiana, giungendo a Costantinopoli dal territorio ungherese che era stato aperto ai pellegrini da quando, al principio dell'XI secolo, re Stefano, con tutto il suo popolo, si era convertito al cristianesimo.
 


SANTIAGO DI COMPOSTELLA

Vers Santiago

Nei primi anni del IX secolo, il vescovo Teodomiro, riconobbe come valido il ritrovamento del corpo dell'apostolo Giacomo (Santiago in spagnolo), avvenuto in Galizia, estrema regione occidentale della Spagna. Venne edificato un tempio a Santiago de Compostela - cosi' si chiama oggi il luogo ove si trova il sepolcro. Qui i prodigi, i miracoli e le apparizioni si moltiplicarono dando luogo ad una ricca collezione di racconti destinati ad infondere coraggio ai guerrieri cristiani che combattevano contro l'avanzata dei mori ed a sollevare gli animi dei pellegrini che, ben presto, cominciarono il loro lento viaggio lungo il cammino di Santiago. Quello stesso cammino che, per primo, percorse Carlo Magno quando San Giacomo in persona, apparsogli in sogno, gli indicò la "via delle stelle" da seguire per raggiungere il luogo della sua sepoltura. In età medioevale, di fronte alla minaccia musulmana, la città, in cui riposavano le spoglie di Santiago, divenne un simbolo della cristianità, un baluardo che, al cospetto dei mori, ormai padroni incontrastati del sud della Spagna, attestasse la forza ed il vigore della tradizione religiosa occidentale.
Partire da qualsiasi terra dell'Europa per avventurarsi verso la lontana Galizia era una necessita' se si voleva consolidare il dominio dei regni cristiani e garantire il passaggio verso Compostela: migliaia di pellegrini provenienti dalla Francia, dalla Germania, dalla Russia, dall'Italia, percorrendo il Cammino, contribuirono cosi' a tener viva la tradizione cristiana nelle regioni settentrionali della Spagna e a decretare la fortuna di Santiago.

Ma non erano solo i cristiani animati dalla fede a mettersi in viaggio; a partire dal XV secolo, il pellegrinaggio a Santiago divenne anche una pena imposta per i crimini commessi. Si andava a Santiago per compiere una penitenza per i propri peccati oppure si poteva essere condannati ad espiare nel Cammino - come è testimoniato in un giudizio - per aver ingiuriato un nemico definendolo come "aborto, bastardo, mago, ladro, assassino e incendiario".

Per ricostruire tappa per tappa il cammino che i pellegrini percorrevano alla volta di Santiago di Compostela, una fonte preziosissima e' un testo scritto nella prima meta' del XII secolo probabilmente da un chierico francese, Almerico Picaud, con l'appoggio dell'ordine di Cluny. Si tratta della cosiddetta "Guida del Pellegrino".
L'autore medioevale descrive in essa gli itinerari che, attraversando la Francia ed il nord della Spagna, convergono nella Cattedrale di Santiago fornendo tutte le informazioni necessarie per affrontare il viaggio e per visitare, sul percorso, i principali Santuari.

ROMA


 
Vers Rome

A Roma capitale della cristianità, i pellegrini confluivano da ogni parte d'Europa per venerare le reliquie di Cristo e dei primi martiri cristiani Già ampiamente documentato ai tempi dei Longobardi, il pellegrinaggio romano si intensificò con l'inizio della dominazione franca in Italia e la ricostruzione del sacro Romano Impero. In seguito, la crisi che accompagnò il crollo dell'impero carolingio, con ogni probabilità, si riflesse negativamente anche sull'istituto del pellegrinaggio a Roma, che riprese tuttavia vigore all'epoca della riforma della Chiesa, nell'XI secolo. Dopo il 1300, anno in cui Bonifacio VIII proclamò il primo Anno Santo, il pellegrinaggio verso Roma si rafforzò notevolmente, proprio grazie all'istituzione dei giubilei. Le insegne che provavano il pellegrinaggio a Roma erano derivate dagli abiti ecclesiastici, più tardi sostituiti da piccoli rilievi in piombo con immagini popolari e, in età moderna, da attestati stampati con le immagini dei santi Pietro e Paolo.
Fra tutte le strade che portavano a Roma, la strada per eccellenza, fu la via Francigena, la più famosa strada italiana del medioevo, ancora oggi per lunghi tratti ben riconoscibile e percorribile.