IL PASSO DEL GRAN SAN BERNARDO |
|||||
Chiamato
"Summum Poeninum" ai tempi dei Celti e dei Romani,
il Gran San Beranardo fu, sin dall'antichità uno dei principali
valichi delle Alpi. Intensamente frequentato nell'alto
medioevo come via di comunicazione tra la Pianura Padana e la
Borgogna, ai tempi dei Longobardi e dei Franchi la fortuna del
valico crebbe grazie alla fondazione di un monastero carolingio
a Bourg Saint Pierre sul versante vallesano, monastero che la
tradizione vuole occupato e saccheggiato dai Saraceni nel X secolo. Nelle fonti itinerarie medioevali
il Passo del Gran San Bernardo risulta ripetutamente citato.
L'arcivescovo di Canterbury Sigeric, di ritorno da Roma ove ha
ricevuto dal papa il "pallio", nel viaggio di ritorno
redige un diario in cui sono registrate le 80 tappe da Roma al
Canale della Manica. Attraverso la precisa indicazione dei luoghi
abbiamo potuto con questo documento, ricostruire il tracciato
della Via Francigena , la via "originata dalla Francia"
che collegava Roma con le regioni francesi e dell'asse renano,
itinerario assi frequentato in epoca medioevale. Sigeric annota le tappe ma, a proposito
del passaggio sul valico alpino, non fornisce ulteriori informazioni
che troviamo invece in una successiva fonte itineraria, il
Diario del pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme di Nikulas di
Munkathvera, abate islandese scritto attorno al 1154. Il
testo, giunto a noi nella versione originale in antico norvegese, è una
delle più ricche fonti di informazioni del XII secolo.
Sul passo, così come
attesta il diario di Munkathvera esistevano, nel 1154 circa,
due ospizi: quello di Saint Pierre, di più antica fondazione,
sorto sotto la giurisdizione del monastero di Saint Pierre e
via via caduto in abbandono, e quello di S. Bernardo "situato
in cima alla montagna".
Ad esso Bernardo affiancò
una comunità di monaci agostiniani che doveva provvedere
all'assistenza ed alla ospitalità di coloro che transitavano
sul valico. L'iniziativa di S. Bernardo
fu largamente favorita dai conti di Savoia - Maurienne che, nell'ospizio,
videro anche un motivo di impulso per i traffici mercantili. Sul versante opposto, superato il Passo, la sosta era a Saint Remy dove nel 1263 i mercanti pagavano il pedaggio ai Savoia che ne avevano acquistato i diritti. Grazie all'intensificarsi dei transiti, l'ospizio di S. Bernardo acquistò in poco tempo grande prestigio tanto da assorbire molti beni posseduti nell'antico monastero di Saint Pierre. Il 18 giugno 1177 il pontefice Alessandro III lo dichiarò sotto sua protezione.
Favorita dall'opera dei monaci
e dei Savoia la strada accrebbe la sua fortuna commerciale soprattutto
grazie alle fiorenti fiere della Champagne nel XI- XII secolo.
Oltre che sulle numerose "soste"
l'organizzazione dei trasporti si basava sulle corporazioni dei
"marroniers" citati già, pare, nel 900. Essi
avevano precisi obblighi di assistenza e manutenzione della strada;
erano tenuti inoltre a rispettare le regole imposte nei confronti
dei canonici dell'ospizio. Più recente invece l'impiego
dei celebri cani che avevano il compito di accompagnare i "marroniers"
aprendo loro la strada nella neve o cercando i malcapitati travolti
dalle valanghe. Destinato ad un lento declino,
il Passo del Gran San Bernardo fu in qualche modo riscattato
dal passaggio di Napoleone, allora primo console, nel 1800. Era
maggio ma le condizioni erano ancora invernali: Napoleone transitò
con un esercito di 40.000 uomini, 5.000 cavalieri, 50 cannoni
e 8 obici. Il mese successivo avrebbe sconfitto gli Austriaci
a Marengo. In parte ripristinate, le antiche mulattiere storiche
si sono trasformate in itinerari turistici percorribili a piedi:
il "sentiero storico di Napoleone" coincide in alcuni
tratti con la più antica strada romana. Interessante l'articolo di Albano Marcarini sulla sua salita a piedi al Colle del Gran San Bernardo.
| |||||
Dicembre 2005 - Rosalba Franchi, revisione 2017 - Dario Monti |