Les Cisterciens et
Morimondo |
L'ordine cistercense è un ramo dell'Ordine di S.Benedetto ed ebbe inizio in una località della Francia detta Borgogna, nel 1119. Il fondatore dell'Ordine cistercense è Santo Stefano Hardings,monaco del monastero di Cluny che si era ritirato con alcuni compagni a Citeaux per cercare di dare al nuovo monastero la stabilità giuridica e l'assestamento indispensabile al suo progresso. A distanza di pochi anni sorgono, non solo in Francia, ma anche in altre regioni d'Europa,i quattro monasteri più importanti, la Fertè(1113),Pontigny(1114),Clairvaux (Chiaravalle) e Morimond. Questi monasteri seguono la stessa regola, ma sono indipendenti ed autonomi: vengono considerati le quattro linee fondamentali che diedero origine a monasteri sparsi in tutta Europa. Tra queste la più ricca di figliazioni è Morimond presso Langres. In due secoli era riuscita a costruire l'impero di Morimond, formato da centinaia di grandi abbazie. Oggi della grande abbazia presso Langres restano poche rovine: è stata distrutta nel 1789 dalla forza dei rivoluzionari che non si erano fermati neanche davanti ai monumenti venerandi.
MORIMONDO "IL MONTE DELLA PALUDE"
Per sapere le origini di Morimond bisogna tornare in Borgogna: Morimond era stato fondato dai nobili signori Adelaide che avevano concesso ai monaci un vasto appezzamento di terreno poco distante da Citeaux. Il suo nome era suggestivo: in passato significava "Monte delle Streghe"; è per questo che i monaci hanno trasformato il suo nome in Morimondus.
LA FORTE PERSONALITA' DI SAN BERNARDO
San Bernardo è vissuto 1100: questo secolo prende il nome da lui "il secolo di S.Bernardo". Questo Santo fu molto importante perché contribuì a stabilizzare le sorti politiche e religiose di tutta l'Europa. La sua grande personalità entra in tutti i settori della vita e del suo tempo. Fa meraviglia che un monaco- dal greco mònos, solo- sia spesso fuori dalla sua cella, a contatto con molte altre persone, sulle piazze, nelle corti, sempre dietro richiesta delle città o persino dell'Imperatore e del Papa.
ARRIVANO A CORONATE TREDICI MONACI PROVENIENITI DALLA BORGOGNA
Il numero di tredici monaci era stato stabilito con particolare decreto a Citeaux, nel 1134,allo scopo di assicurare alla comunità la perfetta osservanza della Regola. I tredici monaci non arrivarono a Coronate all'improvviso; c'era stato qualcuno che aveva preparato loro un'accoglienza e un alloggio conveniente. Si pensa che S.Bernardo abbia avuto un influsso indiretto nella fondazione di questi monasteri in particolari dell'abbazia di Clairvaux, costruita dopo ,la visita del Samto a Milano. L'abbazia di Morimondo, segue però la linea di Morimond; questo spiega perché si pensa che sia l'abate Ottone di Frisinga il suo fondatore.
OTTONE DI FRISINGA TERZO ABATE DI MORIMOND
Ottone era di origine austriaca. Era nato nel 1112 dalla nobile famiglia dei Babeuberg: suo padre era S.Leopoldo e sua madre Agnese, figlia dell'Imperatore Enrico. Ottone avrebbe dovuto avere una brillante carriera nel mondo, ma aveva altri ideali davanti a sé . Entrò nel Monastero di Morimond nel 1132: questa abbazia deve molto Ottone. Nel1134 venne nominato abate. Furono soprattutto le sue qualità morali e la vasta cultura storica a favorire la sua rapida ascesa. Ottone rimase alla direzione di Morimond per dieci anni, .morì a causa di una malattia nel 1159,all'età di quarantasette anni. Una delle prime figliazioni, fatta nei suoi dieci anni a Morimond ,fu quella di Morimondo presso Milano.
SAN BERNARDO A MILANO
Agli inizi del XII sec. Milano, minacciata di scomunica, si trovava sull'orlo della guerra umile e fu salvata da S.Bernardo, venuto appositamente in questa città. La crisi era religiosa e politica insieme e durava da dieci anni. La separazione tra Stato e Chiesa era inconcepibile. Due partiti si schieravano in città: i Ghibellini, cioè l'aristocrazia della città ed i Guelfi seguiti dal clero e dalla popolazione di Milano che sostenevano l'Imperatore. Furono proprio questi due schieramenti a dare il via alla guerra civile. Fu allora che i milanesi si rivolsero con insistenza a S.Bernardo perché venisse a ridare pace alla città. Il Santo riuscì in breve tempo a rimettere città e popolo in comunione con il Papa legittimo. I milanesi furono entusiasti e offrirono a Bernardo di diventare loro arcivescovo; egli rifiutò e riprese la via per la Francia e per Chiaravalle.
MORIMONDO VECCHIO E MORIMONDO NUOVO
I circestensi francesi stabilitisi a Coronate vollero chiamare "Morimondo" la loro fondazione in ricordo dell'abbazia in cui erano cresciuti. I monaci arrivarono quindi a Morimondo, che prima aveva il nome di Faruciola, evidentemente di origine longobarda. Essi però incominciarono a far conoscere quel luogo come Morimondo, aggiungendovi l'aggettivo "nuovo". Finora è stata narrata la preistoria perché la vera storia di Morimondo inizia il 10 Novembre 1136. Da questo giorno abbiamo un periodo di massimo splendore fino al 1237, un lento declino fino al 1450 e la soppressione e secolarizzazione dell'abbazia ad opera di Napoleone.
I MONACI DI MORIMONDO: COLTIVATORI DIRETTI- CRUCE ET ARATRO
La storia dell'ordine di S.Benedetto si basa sui motti "ora et labora" e "cruce et aratro". I monaci, per bonificare la valle del Ticino avevano bisogno di vasti terreni: Non importava se non erano coltivabili, essi li lavoravano e li rendevano adatti all'agricoltura. Il patrimonio terriero di Morimondo si formò a poco a poco: i terreni venivano al monastero per donazioni spontanee o per contratti stipulati, mai per usurpazione. Il ponte sul Ticino, che congiungeva le due rive , era costruito in legno. Una piccola flotta di barche percorreva il fiume e portava i viveri ai monaci.
PREGHIERA E LAVORO
Per quanto riguarda l’ufficio, cioè l’Opus Dei Monastico,
ricordiamo quanto la liturgia fosse fonte di vita spirituale dei monaci
ed anche espressione della loro vita comune. L’Abate era colui che guidava
il monastero, quindi era anche colui che presiedeva la liturgia; egli dava
il segnale di inizio della preghiera, che era distribuita secondo la giornata,
dalla notte fino al termine del giorno. La preghiera ritmava il lavoro
manuale, scandiva i vari momenti lavorativi della giornata, ed orientava
anche il consumo del cibo: si tratta perciò, di un’alternanza che
organizza in modo dinamico la giornata monastica nelle varie stagioni estive
ed invernali. Per “lavoro”, si intende in senso ampio, quello materiale,
con tutte le mansioni varie della giornata: le pulizie, la cura degli attrezzi,
i turni in cucina ed i vari servizi del monastero; il lavoro dei campi
e tutto ciò che comportava la cura delle grange era destinato prevalentemente
ai conversi anche se, nel pensiero dei monaci, si prevedeva tale servizio
per tutti. Per “lavoro”, dunque, si intendeva anche quello “umile” per
“essere simili a Gesù”. Il lavoro è quindi una scelta che
deriva non da motivi economici, ma da motivi di spiritualità, riguardanti
la cura della comunità, l’allevamento, la produzione agricola, il
mantenimento e la pulizia del monastero, lo scriptorium e lo studio.
L’ABATE: PADRE, MAESTRO E MEDICO
La comunità monastica si formava nel Capitolo; in esso, tra le altre cose, veniva eletto dalla comunità, l’Abate, che aveva il compito di guida nel monastero: da lui dipendeva il buon andamento della comunità: se un monastero ha una buona guida, “pur nelle difficoltà cresce ed aumenta la sua vita interiore. La figura dell’Abate viene intravista più come figura paterna che come capo vero e proprio anch’egli è sottomesso alla regola e non può fare cose contrarie alla dottrina . Egli deve rappresentare Cristo nel monastero: ciò comporta equità di giudizi e longanimità. Inoltre l’Abate deve essere “Padre, maestro, medico”, quindi deve curarsi di tutti i monaci: “se l’Abate osserva tutti, tutti osservano l’Abate”. L’Abate inoltre, era considerato come il custode del monastero, quindi anche colui che trattava gli affari mondani; per questo motivo l’Abate doveva essere scelto scrupolosamente. Riguardo agli affari, l’Abate si occupava di varie questioni, che andavano dalla cura e guida spirituale del monastero, alla visione dei lavori, dal contatto con le autorità ecclesiastiche, a quelle politiche. Tutto ciò “dilaniava la vita e forgiava il carattere”.
L’ORARIO QUOTIDIANO : PER COMPIERE OGNI AZIONE AL MOMENTO GIUSTO
La vita monastica appare ben organizzata, da ogni punto di vista, poiché i monaci vivevano secondo un ottimo ordinamento. Riportiamo qui per intero l’orario quotidiano che adottarono i monaci cistercensi:
Giugno Dicembre Levata 1,45 1,20 Vigilie 2,00 1,35 Fine delle Vigilie 3,00 2,35 Intervallo Lodi 3,10 7,00 Al sorgere del sole Messe private e Messe del mattino
Intervallo Capitolo 4,00 8,00 In Inverno si osserva Il seguente ordine: Prima-Messa-Terza- Capitolo
Lavoro 5,00 Terza 7,45 9,20 Messa 8,00 Lettura 8,50 Sesta 10,40 11,20 Pranzo 11,40 13,35 Riposo Meridiano Nona 14,00 In inverno si diceva Nona prima di pranzo E seguiva un tempo di Lectio.
Lavoro 14,30 Vespro 18,00 15,30 Cena 18,45 In inverno non si Cenava. Compieta 19,30 16,00 Riposo 20,00 16,30
L’organizzazione ha aspetti e motivi ascetici: “osserva l’ordine
e l’ordine conserverà te”. La diversità di orario tra estate
ed inverno, dipende dalla diversa durata di luce, e dalle diverse attività
lavorative che potevano essere svolte all’aperto e al chiuso. Dopo la preghiera,
la prima occupazione della comunità era il Capitolo, dove i monaci
venivano formati dall’Abate ed informati sulle decisioni riguardanti tutto
l’ordine; Le decisioni più importanti venivano prese dall’Abate,
ma comunque tutti i monaci venivano chiamati per partecipare al giudizio.