VARESE

 


Pellegrinaggi medioevali a Santa Maria del Monte di Velate

" Sopra Varese si alza un monte selvaggio, sulla cui vetta - a 4 miglia dall'abitato - sorge un tempio dedicato alla Madonna santissima oggetto di grande devozione, a motivo dei portentosi miracoli che vi avvengono. Quivi incessantemente da ogni parte d'Italia accorre gente a sciogliere voti.

E' motivo di grande meraviglia l'osservare i doni d'oro e d'argento, i ceri sospesi alla volta o esposti sulle pareti, gli ex voto dei malati ivi risanati e di coloro che incontanente ottennero la liberazione dalle catene del carcere; e ancora degli sciancati subitamente rinvigoriti che con la preghiera ottennero la guarigione da piaghe, ascessi, cancrene , da ogni tipo infine di grave malanno. Ecco i miracoli, ogni giorno più numerosi, dovuti alla intercessione della beata Vergine nella quale ho riposto ogni speranza di salvezza".

Questa la descrizione di un umanista cristiano della fine del Quattrocento, Domenico della Bella detto il Macaneo.
Da essa possiamo desumere che il santuario di Santa Maria del Monte doveva essere meta di pellegrinaggi assai conosciuta e frequentata già nei secoli precedenti.
La tradizione vuole che sia stato S. Ambrogio a costruire una cappella dedicata alla Vergine sul Monte di Velate dopo aver sconfitto gli eretici ariani. La torre detta "degli ariani" è una costruzione di epoca tardoromana ancora oggi esistente nel recinto del monastero, trasformata in cappella della Vittoria e consacrata nel XVI secolo.
La prima pergamena che riporta la citazione della chiesa di santa Maria del Monte di Velate risale all'8 giugno 922. Fa parte di un nutrito patrimonio di pergamene (circa 400 antecedenti al XIII secolo, 436 relative al XIII secolo) conservate presso l'Archivio di Stato di Milano studiate ad analizzate da C. Manaresi e Perelli Cippo ( Regesto di S. Maria di Monte Velate).

Da esse sappiamo che nel 942 il santuario mariano dipendeva dall'arcivescovo di Milano cui spettava la nomina del diacono.
Nel Liber Notitiae Mediolani di Goffredo da Bussero compilato nella seconda metà del XIII secolo viene citata la chiesa di S. Maria al monte con un altari dedicati a S. Giacomo Maggiore, a S Michele arcangelo, a san Giovanni battista, a San Salvatore.
Egli registra inoltre l'esistenza della chiesa di S. Francesco sita sull'omonimo monte attiguo a quello del santuario di S. Maria ed annessa al convento di "S. Francesco in pertica". All'epoca della visita di San Carlo del 27 ottobre 1574, le condizioni della chiesa erano tali da obbligare alla sospensione della celebrazione della messa. I lavori di riordino, caldeggiati da San Carlo, non vennero mai eseguiti tanto che essa, insieme al convento da tempo abbandonato dai francescani, cadde in completo abbandono. Del complesso religioso oggi restano sul Monte di S. Francesco solo alcuni ruderi in parte ancora leggibili e riconducibili all'antico insediamento francescano.
Sul monte di Velate, nucleo primitivo di quello che nel Seicento si sarebbe trasformato nel Sacro monte di Varese, le indagini archeologiche e storiche porterebbero a rintracciare la presenza di ben sette chiese ( prima serie libro - rivista "Madonna del Monte" dic.1990-marzo 1992 a cura del Gruppo di ricerca e documentazione Santa Maria del Monte, Ed. Carlo Alberto Lotti 1990) nate dalle sovrapposizioni e dagli ampliamenti della chiesa primitiva oggi comunemente indicata come cripta.

Essa, chiusa attualmente al pubblico per restauri, si trova sotto l'altare barocco del santuario; alla cripta non è più possibile accedere dal santuario stesso ma dall'esterno attraverso uno stretto corridoio. E' un locale di circa 7 metri per 5 con volte a nervature e colonne romaniche. Assai interessante è la decorazione interna costituita da affreschi di incerta datazione, presumibilmente eseguiti tra il 1300 e il 1400. Era questo il luogo ove affluivano i pellegrini con le loro offerte. Sulle pareti sono rappresentate la Natività e figure di santi significative per il pellegrinaggio: San Michele a cui nel santuario era dedicato un altare, (il pensiero corre ai santuari di Mont Saint Michel e a quello del Monte Gargano mete di pellegrinaggi), la Veronica, reliquia per visitare la quale folte schiere di pellegrini visitavano Roma.
A san Giacomo, a cui era dedicato un altare della chiesa romanica, fu intitolata la chiesa eretta nel corso del XV secolo ma successivamente abbattuta per permettere l'innalzamento del santuario barocco.
Sotto l'affresco raffigurante la Maestà in trono che mostra Cristo crocefisso era collocato l'altare.
Nel corso dei recenti lavori di restauro nei locali della originaria Casa parrocchiale attigua alla cripta è venuto alla luce un pregevole affresco di Madonna con bambino (Il nostro Sacro Monte - Anna Maria Bianchi Gaggini) databile, (secondo Silvano Colombo) alla fine del XIV secolo.

Un altro affresco tardo quattrocentesco di Madonna con bambino è collocato all'interno del santuario nell'ala destra del coro; si tratta di un'opera di un artista colto di probabile formazione milanese. Il santuario fu assai legato a Milano ed alla politica religiosa dei Visconti e degli Sforza tesi a rafforzare il proprio dominio nell'area prealpina. I duchi erano soliti frequentare il territorio varesino per dedicarsi alla caccia; è documentata in particolare la caccia agli orsi nel Luinese. Galeazzo Maria Sforza fu promotore di interventi architettonici che permisero un deciso ampliamento della chiesa e la costruzione di strutture recettive.
Il fenomeno del pellegrinaggio, probabilmente rafforzatosi in questo periodo, era già presente da secoli. La devozione popolare alla Vergine era assai diffusa e richiamava pellegrini da un'area geografica che si estendeva al lago d'Orta e al Verbano, alle valli ticinesi, al territorio a sud di Milano ed alla Brianza. Secondo alcune ipotesi (Bognetti , studioso dell'area di Castelseprio) la devozione alla cintura della madonna potrebbe addirittura essere di provenienza bizantina. Tale devozione faceva sì che alla Madonna del Santuario del monte si offrissero in dono cinture anche d'oro e d'argento poi frequentemente sostituite da offerte in cera, denaro e prodotti agricoli. Alla fine del XII secolo tra le offerte si trovano infatti documentate cera, candele, cera con monete, cinturali d'oro e d'argento, panni, tovaglie, palii d'altare, formaggio, olio, segale, paglia.

Anche se mancano notizie certe, è verosimile che nel santuario venisse praticata una particolare cerimonia, quella della pesatura degli infanti. A scadenze cicliche venivano pesati i bambini durante i primi mesi di vita; al peso corrispondeva una pari offerta in granaglie o cera ed il dono di ferma - fasce quale ringraziamento alla Madonna per la regolare crescita. Tale rito della pesatura sembra però in decadenza dopo il 1200. ( Le fasce visibili nell'affresco del coro possono avere qualche attinenza con tale rito?)
La precisa definizione dei compiti dei cosiddetti SCAMPNARII nei confronti dei pellegrini testimoniano l'importanza della Madonna del Monte come meta di pellegrinaggio. Figure citate a partire dalla fine del XII secolo, gli scampnarii erano discendenti delle antiche famiglie stabilitesi originariamente sul Monte di Santa Maria; a 10 di queste famiglie competeva tale ruolo che prevedeva precisi doveri di servizio nei confronti dell'arciprete e dei pellegrini. Riguardo a questi ultimi essi erano tenuti all'accoglienza, alla manutenzione della strada, alla ristorazione , alla raccolta e trasporto delle offerte. Per coloro che offrivano ceri votivi per la chiesa era prevista la distribuzione di vino e "bracciadelli" o "bracedelli", pani o dolci a forma di ciambella. I pellegrini dal canto loro erano soliti acquistare le "giromette", paste a base di pane azzimo modellato e decorato in varie fogge venduto soprattutto in occasione soprattutto della festa patronale dell'Assunta (15 agosto).

P. Frigerio- P.G.Pisoni
Q. Quotiens ibunt rampeguti" La macchina della pietà a S. Maria di Monte Velate
R. Medioevo in Cammino Atti del Convegno Orta sett.1987













Rosalba Franchi - 2000