SAAS FEE




La Kapellenweg di Saas Fee

Oltre il Passo del Monte Moro che da Macugnaga permette di valicare la catena alpina, si apre la Valle di Saas. Attraverso questo passo oltre che quello di Antrona le valli Anzasca e di Antrona per secoli hanno mantenuto con la valle di Saas contatti commerciali e culturali. Lungo il grande sentiero dei walser , ancora oggi percorribile a piedi, le popolazioni alpine dei versanti settentrionale e meridionale delle Alpi sono rimaste in stretto contatto.
Da una cronaca della valle di Saas risulta che la strada del Monte Moro nel 1440 era ritenuta "antichissima". Un documento del 1219 la dimostra frequentata già nei secoli precedenti.
La tradizione attribuisce al conte Gotofredo III di Biandrate il merito di aver mantenuto comunicazioni stabili tra le valli piemontesi, il Vallese ed il colle del Monte Moro ma sicuramente determinante fu l'influenza esercitata dai vescovi di Sion che, nel 1267, dichiararono ufficialmente aperti i passaggi del passo del Monte Moro e di Antrona.
Reso praticabile ai muli ed alle bestie da soma, il sentiero del Monte Moro fu frequentatissimo sino al XVI secolo. A fine Settecento lo scienziato Horace Benedict de Saussure racconta che sopravvivevano i resti di una strada lastricata con grande cura che, però, le frane avevano reso impraticabile alle bestie da soma e molto difficoltosa per gli uomini. Secondo una guida dell'Ossola d'inizio Novecento, nel secolo precedente, si trasportava a dorso di mulo il vino dall'Ossola a Saas Fee. Continuo fu invece il movimento di persone che, fino ad anni abbastanza recenti, lasciavano la valle di Saas in cerca di lavoro nelle miniere di Macugnaga. Oggi questi passi restano percorribili solo a piedi. Per raggiungere la Valle di Saas in automobile o ferrovia occorre attraversare il Passo del Sempione e giunti a Visp, risalire la valle percorsa da uno dei rami dell'omonimo fiume.

I caratteri peculiari della cultura walser accomunano le valli italiane a quelle svizzere dove sopravvivono le tipiche abitazioni "a fungo", i costumi e le tradizioni più antiche di queste popolazioni che, da sempre, hanno saputo far fronte alle difficoltà della vita in alta montagna.

Dal Passo del Monte Moro, dopo l'alpeggio di Distel ed il grande lago artificiale di Mattmark, il sentiero conduce al primo villaggio della valle, Saas Almagell, quindi a Saas Grund. Da questo paese comincia la mulattiera che, prima della costruzione della nuova strada asfaltata, permetteva di salire in un'ora di cammino al villaggio di Saas Fee, posto a circa 1800 metri di altitudine. Ma già alla partenza il sentiero colpisce per la sua particolarità. La via che si percorre è segnalata come Kapellenweg Zur Hohen Stiege cioè Via delle cappelle verso la Scala Santa. La strada, a tratti intagliata nella roccia, si snoda a fianco delle profonde gole del torrente Saas Fee in uno scenario alpino di grande suggestione. A breve distanza tra di esse, lungo il cammino, sorgono le cappelle di questo Sacro Monte. Molto più piccole rispetto a quelle dei Sacri Monti prealpini ma raccolte ed essenziali: ricordano la Kapellenweg di Visperterminen che sorge nella medesima regione. Sono bianche per l'intonaco in calce, ben visibili anche da lontano in mezzo al verde cupo della vegetazione ed alle enormi rocce grigie che in alcuni punti hanno creato dei veri e propri balconi naturali da cui godere appieno del panorama. Punteggiano il cammino quindici cappelle costruite nel 1709 grazie alla generosità di alcune famiglie private (avevano forse visitato i Sacri Monti piemontesi o lombardi?). Un piccola apertura a volta sottolineata dalla pittura rosso scuro e chiusa da una grata permette di vedere l'interno decorato da pitture semplici che ricreano l'ambiente dell'evento rappresentato.

Le cappelle sono popolate di sculture in legno policromo che narrano i misteri del Rosario. Le dimensioni delle statue sono abbastanza ridotte ma ben proporzionate rispetto a quella delle cappelle. Complessivamente un centinaio di figure ; le loro caratteristiche stilistiche ed espressive lasciano supporre che siano opera di un unico artista di cui, però, resta sconosciuto il nome. Sopravvivono la sua straordinaria capacità comunicativa e l'abilità tecnica nel narrare i più salienti episodi della vita di Gesù in modo facilmente comprensibile ed emotivamente coinvolgente.
Ad ogni cappella il pellegrino può sostare per la preghiera utilizzando la semplice pietra murata alla base come fosse un inginocchiatoio. Lungo il percorso la cappella della Crocifissione , con una doppia pietra per genuflettersi impone una sosta più lunga per la preghiera.
Il santuario alla fine del percorso è addossato alla montagna. Fu costruito nel 1687 ed ingrandito con un ampio porticato ad arcate nel 1747. Bianco come le altre cappelle, con le aperture contornate però dalla pittura color ocra, in stile barocco ma di aspetto molto sobrio ben si inserisce nell'ambiente montano che lo circonda..
Il luogo è indicato come "Zur Hoehen Stiege" perché la cappella sorge in prossimità di una lunga scala in pietra costruita nel 1704 per rendere più agevole l'accesso al santuario e superare un crinale particolarmente erto.
L'interno della chiesa è semplice. Grandeggia al centro del ricco altare maggiore la figura dorata della Madonna con il Bambino, Nostra Signora della Scala Santa.. Meta di numerosi pellegrini, la festa solenne è celebrata l'8 settembre quando la popolazione, in costume tradizionale della valle, raggiunge in processione il santuario mariano per onorare la natività di Maria.

Alla porta d'ingresso colpisce l'esposizione dei numerosi ex voto lasciati dai pellegrini; mani, piedi ed arti in legno sono appesi in bell'ordine a testimoniare la devozione e la fede verso questo luogo sacro.
A fianco della chiesa una radura pianeggiante permette la sosta ed il riposo. L'ultima fatica resta la salita alla Scala Santa. In cima la vista si apre sui grandiosi ghiacciai del Mischabel e le cime innevate del Dom e dell'Allalin. A pochi passi il villaggio di Saas Fee con i tetti d'ardesia che brillano sotto i raggi del sole. Lo spettacolo è grandioso, l'emozione profonda. Cielo e terra sembrano incontrarsi.


Rosalba Franchi - 2003