Sacro Monte di Montrigone in Valsesia


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Sacro Monte di Montrigone in Valsesia

La Valsesia richiama immediatamente alla mente la bellezza del Monte Rosa e la preziosità artistica e religiosa del Sacro Monte di Varallo.

In realtà il territorio è ricco di molte altre importanti testimonianze che richiedono tempo ed attenzione per essere scoperte. Tra di esse un Sacro Monte particolare, edificato all'interno del Santuario di Sant'Anna di Montrigone.

In seguito alla terribile peste del 1629, come ex voto, la popolazione di Borgosesia decise di costruire un piccolo Sacro Monte su un'altura che domina la città. Nel Settecento vennero edificate quattordici cappellette affrescate raffiguranti le stazioni della Via Crucis che raggiungono la sommità del colle, un luogo strategico e di controllo sulla strada che attraversa la Val Sesia dove, dal XIV secolo, è documentata l'esistenza dei resti di una fortificazione militare.

L'idea del Sacro Monte, che prendeva a modello quello di Varallo, fu sostenuta dalla famiglia di notabili borgosesiani dei Gibellini. Il Santuario, meta finale della via Crucis, fu dedicato alla Madonne delle Grazie, a S. Rocco invocato contro la peste, a San Marco e a Sant'Anna che, nella devozione popolare acquistò tale importanza da dare il titolo alla chiesa stessa conosciuta come “S. Anna di Montrigone di Borgosesia”. A questa santa si rivolgevano soprattutto le donne per chiedere il dono della maternità e di una serena gravidanza, devozione ancora oggi sentita così come testimoniano i fiocchi di nuovi nascituri appesi alla grata della cappella dedicata a Sant'Anna.

Quest'ultima raffigura la nascita della Vergine ed è la prima di questo sacro itinerario che si svolge ai lati dell'unica navata del Santuario. Il quadro, di particolare realismo, è popolato da numerose figure in stucco a grandezza naturale. S. Anna è distesa sul letto appena dopo il parto con accanto il consorte Gioacchino ed intorno le donne che hanno assistito la puerpera: chi porta l'acqua, chi il cibo, chi custodisce Maria mentre si prepara il bagno per la neonata. La vita quotidiana è rappresentata nella sua semplicità ma anche nella sua straordinarietà per la nascita della Madonna. Molte figure sono state realizzate da Giovanni d'Enrico che, con il più conosciuto fratello Antonio (detto anche Tanzio da Varallo) plasmò numerose statue del Sacro Monte di Varallo. Accanto ad essi è da ricordare anche il contributo dei fratelli Giacomo, Giovanni e Antonio Ferro che proseguirono l'opera di Giovanni d'Enrico dopo la sua morte avvenuta nel 1644.

Il percorso sacro si svolge in sei cappelle che raccontano altrettanti episodi della vita di Maria.

Dopo quella della nascita seguono lo sposalizio di Giuseppe e Maria, l'Annunciazione, la Visitazione di Maria ad Elisabetta, la Presentazione di Gesù al Tempio, la “dormitio”della Vergine.

Le ambientazioni e le decorazioni interne alle cappelle ricreano, con ricchezza di particolari, il luogo in cui si svolge la scena: le statue, ben conservate e sottoposte ad alcuni restauri in anni ormai lontani, rappresentano visi e fattezze degli abitanti della valle. Il verismo della rappresentazione è aumentato da alcuni particolari come le barbe ed i capelli reali dei diversi personaggi che compaiono sulla scena.

La storia di Maria è completata dalla cupola ottagonale dove è rappresentata la gloria della Vergine Assunta in cielo con il suo corpo mortale. Terminata nel 1632, fu dipinta nel 1758 da Lorenzo Peracino che, per aumentare la profondità dello spazio, realizzò una balaustra da cui si sporgono angeli cantori e musici.

Il sostegno economico della famiglia dei Gibellini, le offerte in denaro, le prestazioni gratuite di mano d'opera della popolazione locale e i contributi dei pellegrini provenienti dai paesi di tutta la zona permisero la creazione di un Santuario ricco di stucchi e decorazioni di notevole pregio artistico.

Nel 1637 il vicario generale di Novara parla del nuovo Santuario come del più frequentato non solo di quel Vicariato e del cospicuo aiuto ottenuto grazie alle elemosine dei numerosi pellegrini. Nel 1663 la fabbriceria del Santuario acquistò tutto il colle per realizzare il sentiero che, dalla strada regia di Varallo, permettesse direttamente la salita alla chiesa. Sul percorso vennero successivamente edificate le cappelle a forma di tempietto della Via Crucis dove lavorò per le pitture Lorenzo Peracino. Il complesso devozionale fu completato con la realizzazione di tre grotte scavate nella roccia, sotto un fianco del Santuario. In esse sono rappresentati, in modo molto sobrio, Cristo nel Santo Sepolcro, Santa Maria Maddalena e San Gerolamo.

Tra i decreti dei vescovi di Novara per regolamentare i pellegrinaggi, nel 1690 si menziona il Santuario di Montrigone come “porta del Sacro Monte di Varallo”: secondo alcuni, esso sarebbe sorto dopo la straordinaria fioritura di un roseto nel Natale del 1634.

Oggi la festa del Santuario, aperto la domenica mattina per la S.Messa, si celebra il 26 luglio, patronale di Sant'Anna.


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La nascita di Maria

ottobre 2020 - Rosalba Franchi