San Leonardo del Borgo di Sotto: "Un guado per i Pellegrini Romei provenienti dalla Postumia"

 

L'articolo comparso sul foglio locale "Casalmaggiore" nell'agosto 1997 a firma del prof. don Erminio Furlotti porta un contributo di certo interesse sul traffico, in epoca medioevale, lungo la Via Postumia ed in particolare sul passaggio di pellegrini Romei provenienti dall'area germanica.

 

Casalmaggiore, luogo del guado sul fiume Po

 

La via Postumia è la strada romana che metteva in comunicazione Aquileia con Genova passando per Verona, Cremona, Piacenza, Tortona. Di questo tracciato restano vari allineamenti, ma, sopratutto nelle vicinanze del Po, si perdono le tracce. Poco a nord di Casalmaggiore, l'area archeologica di Calvatone ci rende vari reperti risalenti all'importante crocevia di Bedriacum.

Si parla molto dell'importanza di Piacenza quale punto di incrocio fra la viabilità Est-Ovest (la via Postumia) con la viabilità Nord-Sud (la via Emilia in epoca romana e la via Francigena in epoca medioevale), ma sono scarsi gli studi sulla viabilità "secondaria" che permetteva ai viandanti ed alle merci di risparmiare molte giornate di cammino. L'itinerario proposto ed il traghetto di Casalmaggiore rappresentano un esempio di come si poteva andare in poche tappe da Brescia a Parma, dalla via Postumia alla via Emilia o alla via Francigena senza passare per i nodi e gli attraversamenti classici più ricorrenti nella letteratura di viaggio.


 

Di seguito i passi più significativi tratti dall'articolo del prof. Furlotti:

Nell'ottica della cultura religiosa attualmente promossa nella Chiesa Cremonese, intende muoversi la rivisitazione della storia della comunità di S. Leonardo in Casalmaggiore. Oltre all'aggiornamento delle scarse notizie finora ripetute, per merito e valore del recupero di documenti forniti dagli archivi parocchiale e diocesano viene ad emergere il profilo di un quadro storico suggestivo e provocatore, sul tavolo della novità e dell'inedito.

La comunità raccolta sotto il nome di S. Leonardo si forma sulla sponda sinistra del Po a gestione di un guado collegato alla rete stradale romana e di un discreto apparato portuale di servizio prevalentemente mercantile: dagli storici si evince la sua tipologia di crocevia terra - acqua, transito militare e piazza mercantile.

Del millennio medioevale già si sapeva quanto lo storico locale Romani scriveva: "Del fanatismo ch'erasi in quei tempi propagato nei cristiani di farsi ascrivere alle Crociate ... non andarono pure esenti i Cremonesi i cui migliori e più arditi armigeri, essendosi riuniti in Casalmaggiore, vi costrussero una trireme..."

Ed in un altro scritto troviamo:" Così anco l'anno 1189 fece Federico Imperatore andando contro gli infedeli ... dove rinfrescatosi alquanti giorni, si fece fare una galeotta per la persona sua " per raggiungere la costa dalmata.

La prima notizia ufficiale riguardante un Oratorio ed un Ospizio di S. Leonardo destinato all'assistenza dei pellegrini risulta in un incarto notarile del 1401 in cui il signor Gigliolo dè Rondani nel suo testamento lascia all'Ospizio dei poveri in Cristo e dè pellegrini di Casalmaggiore terreni e case di sua proprietà a sostegno e buon funzionamento.

Un secondo documento ufficiale è rappresentato dall'Elenco dei cattedratici, pubblicato nel 1452, attribuito a precedente stesura del vescovo Bottigella nel 1385: compare due volte il nominativo S. Leonardo, la prima come soggetto di esazione (la parrocchiale) e la seconda priva di tassazione (l'oratorio dei pellegrini).

Quali fossero e da dove provenissero i pellegrini, resta da accertare: di certo si sa che parlavano un dialetto tedesco sconosciuto ai padani ma talmente ripetuto da entrare vel vernacolo popolare, tuttora esistente. I "pii Romei" parlavano lo "slambrot".

Notizie più dettagliate sull'Oratorio ed Ospizio sono fornite dal casalese don Antonio Maria Cavalli, che nel 1579, come vicario generale del vescovo, fece un'accurata visita alla parrochhia ed alle sue dipendenze. La località presentava un oratorio costruito nel 1577 su un più antico sacello sacro di forma rotonda, e la "Domus Hospitalis" era composta al piano terreno da un atrio, l'abitazione del custode, un portico ed una corte, una camera grande per gli uomini; al piano superiore la camera della Confraternita e la camera delle donne: il tutto povero di materiale e arredamento, senza intonaco ed in terra battuta.

Segue l'ordinanza: il custode dovrà controllare la documentazione in possesso del pellegrino (la bolla di partenza rilasciata dall'autorità religiosa corredata da firma autografa ed incarti del giuramento di ortodossia validi per ottenere l'ospitalità, il lasciapassare per il traghetto all'altra sponda e conferma di presenza). Il pellegrino era soggetto alla disciplina canonica, era protetto dalla chiesa come persona da rispettare, da proteggere e da assistere.

Il riconoscimento proveniva dai documenti e dall'aspetto tradizionale: il bordone (bastone), il cappello a larghe falde, la bisaccia, il mantello e gli strumenti di preghiera, come vediamo in dipinti e miniature d'epoca.

Nella planimetria prospettica del 1705-12 è rintracciabile il tratto terminale della via denominata "il Carrobbio" o via dei pellegrini che corre a fianco della parrocchiale e, scendendo verso il fiume, incontra l'oratorio e l'ospizio, assumendo il nome di "via della Croce" in quanto contrassegnata da una colonna recante sulla sommità una croce di ferro, tradizionale segnaletica sulle strade dei "sacri viatores".

 prof. don Erminio Furlotti