Cammino di Gioacchino da Fiore di Stefania Maida |
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Tra tutti i
cammini legati alla fede, il cammino di Gioacchino da Fiore è il meno
noto, ma non per questo meno carico di spiritualità, immerso tra i
boschi della Sila tra leggende e verità, seguendo le orme de “il
calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato”, che Dante
incontrerà nel Paradiso e farà dire di lui a San Bernardo le parole
sopra citate.
Torniamo al cammino. In realtà sono stati studiati tre cammini diversi, organizzati e promossi da varie associazioni che partendo da punti differenti si concludono all’Abbazia di San Giovanni in Fiore. Oltre al cammino classico che parte da Nicastro, citiamo: • il cammino che parte dal Monastero di Peseca (Albi) toccando l’Abbazia di Corazzo e l’Abbazia di San Giovanni in Fiore, unendo virtualmente tre dei monasteri più importanti della Calabria. Il tragitto è stato curato da Dottor Nicola Cucci del Reparto dei Carabinieri Biodiversità di Catanzaro e del Comune di Carlopoli. • Il cammino che parte da Nocera Marina, risale il Savuto (l’antica via Popilia) attraversa il Ponte del Soldato situato tra Martirano e Martirano Lombardo, salendo verso Conflenti per una sosta in piazza Visora dove sorge il Santuario dedicato alla Vergine per proseguire verso la Chiesetta della Querciola, dove apparve la Madonna per la prima volta il 7 giugno 1578, per poi attraversare: la cima del monte Revetino, la località Marignano nel comune di Motta Santa Lucia, Adami nel comune di Decollatura e terminare a Cerrisi dove si congiunge con il cammino classico. Questo ultimo percorso è stato studiato dall’ASD Conflenti Trekking. Il Cammino classico
Torniamo al cammino “classico” che dura un week
end e viene organizzato dalla Onlus “New Day”. Il percorso attraversa
il Parco Nazionale della Sila, fino a raggiungere San Giovanni in
Fiore, tra località poco note a livello turistico, il periodo ideale è
l’autunno, quando è possibile degustare tra le varie bontà della
gastronomia silana, i famosi funghi porcini.
Il punto di partenza è Nicastro e più precisamente la Chiesa di Santa Maria Veterana. Secondo la leggenda, la Madonna apparve in sogno ad una delle figlie di Federico II di Sveva chiedendole la costruzione della Chiesa. La facciata esterna fu costruita con uno stile molto semplice. L’interno ad una sola navata invece, è ricca di opere d’arte, tra cui un dipinto della Madonna di Costantinopoli conosciuta come la “Madonna dei cucchiareddi”, sigilli a forma di conchiglia della bolla papale con cui Paolo III riconosceva l’indulgenza ai fedeli che entravano in chiesa la prima domenica dopo Pasqua. Lasciata Nicastro, ora parte integrante di Lamezia Terme, affacciata sull’omonimo golfo, la prima tappa si articola su ventisette chilometri per circa sei ore di cammino con destinazione Carlopoli. Il Golfo di Lamezia è famoso dal punto di vista gastronomico e culinario, grazie ad alcuni prodotti che ormai sono famosi in tutto il mondo: la cipolla rossa di Tropea con riconoscimento IGP, la Nduja, un salame composto dalle parti più povere e grasse del maiale, di consistenza morbida, conservato con l’altrettanto famoso peperoncino rosso sia piccante che dolce. Altra specialità sono le olive, conservate e utilizzate in molti modi.
Carlopoli è situato a circa mille metri di altitudine, la sua fondazione risale al 1600, quando un gruppo di uomini chiesero al conte Carlo Cicala il permesso di fondare sulle sue terre un nuovo casale, chiamandolo in suo onore Carlopoli. Il nuovo borgo sorse al centro di un triangolo le cui punte erano Tiriolo le cui origini risalgono all’era protostorica che attualmente è considerata la porta meridionale del Parco Nazionale della Sila, Scigliano fondata dai Romani e Taverna l’antica Trischene. Grazie alla vicinanza dell’antica Abbazia di Santa Maria Corazzo, Carlopoli fu una zona di grande transito soprattutto nel Medio Evo. L’Abbazia, le cui origini risalgono all’era protostorica, fu costruita dai monaci benedettini intorno al XI secolo, successivamente convertiti alla riforma cistercense di cultura francigena. I monaci cistercensi svilupparono al massimo l’economia dell’Abbazia, coltivando le terre, allevando greggi e costruendo fabbriche, facendo di Corazzo una Città di Dio autosufficiente. Da Carlopoli il cammino riprende per circa cinquanta chilometri verso San Giovanni in Fiore, alcune tappe importanti, oltre al già citato Tiriolo, segnaliamo Parenti, nota per la coltivazione di una patata pregiata e Bocca di Piazza nei pressi del lago Ampollino e Lorica, un villaggio turistico situato a circa 1300 metri di quota.
Il nome deriva dal latino “lorìca” che significa Corazza e dovrebbe riferirsi al suo aspetto di roccaforte naturale, invece secondo una leggenda popolare il nome deriva da una corazza di un cavaliere trovata nella zona. Attualmente è la sede del Parco Nazionale della Sila, oltre che una delle poche località turistiche attrezzate del territorio. Da Lorica si raggiunge San Giovanni in Fiore, considerata la città italiana con più abitanti ad una altitudine superiore a mille metri. L’Abbazia Florense è l’ultima meta del viaggio, la primitiva Abbazia, costruita in località Jure Vetere, fu distrutta da un incendio, ci vollero quattordici anni per realizzare la nuova grazie all’opera di Luca Campano, architetto e successore di Gioacchino alla guida dell’ordine. È in stile romanico, l’interno a pietra nuda è privo di sculture fregi e dipinti, rispettando la regola forense che prevedeva non ci fosse nulla nelle chiese che ostentasse superbia e vanità. Unica eccezione l’altare barocco, in arte lignea, un capolavoro datato 1740 del maestro Giovambattista Altomare da Fogliano.
All’interno dell’Abbazia è ospitato il Museo demologico del lavoro, dell’economia e della storia sociale silana. Tutte queste iniziative hanno lo scopo non solo di far conoscere una parte importante della storia del monachesimo calabrese, ma anche percorsi di trekking immersi in sentieri ancora selvaggi in una natura in gran parte incontaminata e lontano dalle attrattive turistiche, alla scoperta non solo di luoghi di culto antichi ma anche del Parco Nazionale della Sila, patrimonio dell’Unesco. Si dovrebbero unire gli sforzi e progettare e realizzare un solo cammino, fruibile tutto l’anno, alla stregua del più famoso Cammino di Santiago, creando una rete ricettiva per pellegrini e amanti del trekking, scoprendo il pensiero filosofico di Gioacchino. |
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Stefania Maida - Agosto 2018 |