Leonardo, la Valtellina ed i Bagni Vecchi di Bormio |
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“In
testa alla Valtolina è la montagna di Bormi. Terribili piene sempre di
neve; qui nasce ermellini. A Bormi sono i bagni. Valtolina come detto
valle circumdata d’alti terribili monti. Fa vini potentissimi e assai e
fa tanto bestiame che da paesani è concluso nascervi più latte che
vino. Questa è la valle dove passa Adda, la quale corre più che 40
miglia per la Magna.” Così Leonardo "dipinge" la Valtellina, pochi tratti che danno una immagine quanto mai reale di Bormio dove "la montagna" è la conca delle cime, il confine naturale dove anche i passi (un tempo chiamati "monti") sono "alti e terribili". Guardando a nord, due erano le strade commerciali praticate fino dall'alto medioevo: il passo di Fraele "super fortezas schallae" e il Braullio "super serram ad montem", ambedue i tracciati spesso interrotti da valanghe in inverno e da rovinose frane nel resto dell'anno. Il passo dello Stelvio non era praticabile in quanto "pieno sempre di neve". La visione dal basso delle Torri di Fraele, poste a guardia di un pendio insidioso e friable che sembra quasi verticale, lascia all'escursionista non poche domande sulla antica mulattiera, le famose scale (schallae), che, risalendo un ghaione, permettevano un tempo il passaggio di cavalli e some con carichi di vino da vendere nei mercati del nord. Anche la strada asfaltata a zig-zag scolpita nella roccia nel Novecento per raggiungere le Torri e costuire le dighe di Cancano non è al riparo da continui dissesti.
Salendo al Braullio, ora Umbrail ed al passo dello Stelvio, l'ing. Donegani che progettò l'attuale strada ebbe l'accortezza di proteggere il percorso dalle frane con ripari, poi diventati gallerie. Per avere qualche idea di quanto fosse terribile anche questo passaggio nel XV secolo bisogna cercare l'antico tracciato medioevale che portava alla Serra o serraglio dove un alto muro ed almeno una grossa torre con portone controllavano il passaggio di persone e merci: la mulattiera che inizia da Bormio come una semplice salita a mezzacosta deve subito fare i conti con una frana sempre attiva e qualche tornante in forte pendenza su terreno insidioso e friabile esposto sulla stretta valle dell'Adda. Finalmente compaiono le fondamenta e la chiesetta di San Martino e gli edifici dei Bagni Vecchi dove, un tempo, c'era l'Hospitium Balbeorum... "A Bormi sono i bagni" come scriveva Leonardo da Vinci.
All'epoca la struttura era molto articolata e comprendeva alcuni caseggiati in cui trovavano posto l'osteria e due camerate nelle soffitte per i viandanti meno abbienti. Per le persone di riguardo c'erano camere più comode dotate di camino. Le vasche termali erano due, una riservata alle donne e una più in basso vicino alla chiesa di San Martino per gli uomini ma spesso utilizzata dai due sessi in quanto più calda. C'era poi anche una vasca per il lavaggio dei cavalli. Considerato il terreno in forte pendenza e la superficie limitata tutti gli spazi dovevano essere ridotti al minimo. Resta difficile pensare che Leonardo non sia venuto da queste parti. Forse non era proprio il 1493, come sostengono alcuni studiosi, ma è certo che i Bagni di cui scrive non erano sulla riva dell'Adda dove esiste una piccola pozza di acqua termale comunemente indicata con il suo nome. Leonardo, come tutti i viandanti più o meno facoltosi che arrivavano o partivano da Bormio per "la Magna" (l'Alemagna) potrebbe verosimilmente aver approfittato dell'ospitalità e delle piscine dei Bagni Vecchi di Bormio, struttura di un certo fascino che conserva da quasi mille anni la sua tradizione alberghiera e termale sulla strada dello Stelvio. Veduta dei Bagni Vecchi con la chiesa di San Martino e, a fianco, le scale restaurate della mulattiera del Braullio (ph. in Lombardia) | ||||
Giugno 2022 - Dario
Monti |