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    "Prima di iniziare il nostro pellegrinaggio verso Roma
    ci fermammo a Firenze tre giorni. Avevamo bisogno di un breve
    riposo. Il viaggio in treno da Londra era stato particolarmente
    faticoso, anche a causa del nostro triciclo.
      Quando in Inghilterra avevamo cominciato a far conoscere la nostra
    intenzione, del resto appena abbozzata, di organizzare un giro
    in Italia come se fosse un pellegrinaggio, gli amici piu' intimi
    si erano sentiti in dovere di elencarci tutte le difficoltà'
    alle quali saremmo andati incontro. Non contenti, ci avevano
    voluto indicare quello che secondo loro sarebbe stato il principale
    ostacolo nel nostro viaggio. Il velocipede si sarebbe rivelato
    un vero fardello, sarebbe stato come portarsi dietro un bastimento.
    Per facchini, guardie e ufficiali delle dogane saremmo diventati
    facili prede e per trasportare il mezzo in Italia avremmo dovuto
    pagare una somma maggiore di quanto avevamo speso per acquistarlo.
    E' sorprendente constatare quanto gli amici si dimostrino prodighi
    nell'evidenziare i fastidi e bramosi nel sottolineare le difficoltà'
    ".
   Sono le prime annotazioni del diario di viaggio di Joseph Pennell
    ed Elizabeth Robins, una curiosa coppia americana che, nel 1884,
    decide di visitare l'Italia in sella ad un velocipede.
 La meta del pellegrinaggio e' Roma, città che i Pennell
    decidono di raggiungere con il loro mezzo partendo da Firenze
    il 16 ottobre e visitando molte località decisamente inconsuete
    per i turisti stranieri che, a fine Ottocento, raggiungevano
    l'Italia per il Grand Tour.
 
 Il loro itinerario tocca infatti città molto conosciute
    come Siena, Perugia, Assisi ma anche centri minori come Empoli,
    Poggibonsi, San Giminiano, Monteriggioni, Monte Oliveto, Montepulciano, Cortona,
    Assisi, Spoleto, Terni, Civita Castellana. Il giovane Joseph Pennell e' un affermato illustratore di libri
    e riviste inglesi e americane; Elizabeth Robins, sua compagna
    di vita oltre che di viaggio, scrive libri ed articoli per diversi
    giornali e riviste. E' lei materialmente a mettere per iscritto
    il resoconto dei viaggi che i due compiono insieme, racconti
    arricchiti con preziose illustrazioni che rappresentano scorci
    caratteristici dei luoghi attraversati, scene di vita quotidiana,
    incontri particolari.
 E' curioso vedere Joseph ed Elizabeth ritratti sul loro Humber
    Tandem a tre ruote, due posti e un portabagagli, mentre attraversano
    la campagna attorno a Montepulciano tra lo stupore delle persone
    che incontrano. Il mezzo su cui viaggiano era stato acquistato
    a Londra nel 1884 ed utilizzato per la prima volta dai Pennell
    sul percorso Londra- Canterbury. Probabilmente era il primo triciclo
    a due posti (e quattro pedali) che transitava in Italia e per giunta uno dei ciclisti
    era una donna!
 L'eccezionalità dell'avvenimento traspare dalle reazioni
    di molte delle persone che i Pennell incrociano sulla loro strada:
    facce stranite, stupore, timore e paura come se ci si trovasse
    di fronte "ad un trucco del diavolo" che si
    sana con una benedizione.
 
 
        
          
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    L' incontro con un singolare turista italiano che viaggia in
    bicicletta, una Special Cloob di cui il possessore va particolarmente
    fiero, e' un vero e proprio avvenimento.Insieme i tre percorrono la strada che da Montepulciano conduce
    a Castiglione del Lago, sulle sponde del Trasimeno. Mentre Elizabeth
    prende appunti per descrivere l'itinerario, Joseph non perde
    l'occasione di fissare l'evento in un vivace schizzo che ben
    raffigura le caratteristiche dei due velocipedi. Sul triciclo
    dei Pennell, Elizabeth pedala davanti senza dimostrare particolare
    preoccupazione per il lungo ed ampio abito che indossa. Joseph
    e' sul sedile posteriore con uno zainetto sulle spalle, dietro
    di lui l'essenziale bagaglio.
 A parte qualche incidente meccanico al mezzo e qualche prevedibile
    disavventura, il viaggio si svolge in modo regolare disattendendo
    le catastrofiche previsioni degli amici che, ancora al momento
    della partenza da Firenze, avevano loro paventato i pericoli
    mortali del colera, della malaria e dei galeotti evasi.
  
 
    La lentezza del procedere regala loro l'immenso piacere di assaporare
    la bellezza del paesaggio che attraversano e di stabilire contatti
    con le persone che incontrano. Le colline della Valle dell'Arno, la calma riposante della campagna
    toscana, le scene di vendemmia e di lavoro nei campi, le mura
    e le strette vie delle città medioevali, le donne che
    intrecciano la paglia, le pentole e le scodelle appena tolte
    dalla ruota del vasaio esposte ad asciugare.
 Sono alcune tra le numerose immagini che il diario di viaggio
    dei Pennell ritrae con estrema precisione ed immediatezza: colori
    e suoni animano le descrizioni che, ad un secolo di distanza,
    rappresentano per il viaggiatore odierno una preziosa testimonianza
    di una Italia in gran parte scomparsa.
 
 
    Giunti finalmente a Roma, meta finale del pellegrinaggio, il
    primo impatto con la Città eterna non e' dei più
    felici. L'arrivo sul velocipede a Piazza di Spagna costerà
    loro (due mesi più tardi) l'invito a comparire dinnanzi
    al magistrato di polizia e la multa di dieci franchi per guida
    pericolosa lungo il Corso e rifiuto all'ordine di scendere dal
    proprio mezzo. 
 La visita di Roma si snoda alla scoperta delle antiche vestigia
    che testimoniano nel tempo la grandezza di questa città.
    Il loro racconto e' ricco di riferimenti e suggestioni letterarie
    a cui si affiancano considerazioni negative sullo stato di incuria
    ed abbandono di alcuni monumenti di età antica. Il rammarico
    di E. e J. riguarda anche gli sforzi che la città sembra
    voler compiere per modernizzarsi sacrificando sull'altare del
    progresso gli antichi fasti. Significativa e' l'annotazione che
    a riguardo compare nel Post scriptum del loro diario di viaggio:Il fatto e' che noi miseri forestieri che non dobbiamo trascorrere
    la vita in città antiche, non proviamo alcuna simpatia
    per gli sforzi che l'Italia unita compie per raggiungere le comodità
    moderne, la pulizia e la comune mediocrità.
 A Roma i Pennell vendono il loro velocipede ma non abbandonano
    la passione per i viaggi in bicicletta.
 
 Qualche anno dopo infatti,
    meta del loro itinerario sono le Alpi. Il loro diario Over
    the Alps on a Bicycle fu pubblicato nel 1898 per raccontare
    il viaggio tra Francia, Italia e Svizzera attraverso ben dieci
    passi alpini, sei in meno di una settimana.La partenza e' a Dieppe, in Francia. Da qui i Pennell, superata
    Digione, raggiungono il Col de La Faucille in territorio svizzero.
    Alla frontiera si dirigono verso Ginevra e quindi a Chamonix
    per godere la superba vista del Monte Bianco. Dal Passo della
    Testa Nera al Colle della Forclaz quindi, percorrendo la valle
    del Rodano, giungono al Passo del Sempione.
 In Italia, arrivati sulle sponde del Lago Maggiore, si imbarcano
    per raggiungere Como. Risalito il lago in barca sino a Varenna,
    si dirigono verso il Passo dello Spluga, quindi al Passo di San
    Bernardino e al San Gottardo.
 
 L'arrivo a Mesocco sotto al passo di San Bernardino
 
    Il loro itinerario, già a questo punto particolarmente
    impegnativo, prosegue attraverso l'impervio Passo del Furka,
    il Passo Grimsel ed infine il Passo Brunig.Concludono il loro viaggio salendo in ferrovia al Monte Pilato,
    luogo dal quale si apre davanti ai loro occhi lo splendido panorama
    sulla catena alpina. Un momento di immensa felicita' prima del
    loro ritorno in patria.
 Gli
    albori della bicicletta: Il triciclo - di Romano Spada Nota bibliografica:Il diario di viaggio attraverso l'Italia è pubblicato
    nel volume di J. e E. Pennell, L'Italia in velocipede,
    Sellerio editore, Palermo 2002
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