LUOGHI SELVAGGI

Una mappa narrativa. Una mappa che, anziché città, paesi o aeroporti collega promontori, falesie, spiagge, picchi montani, foreste, foci di fiumi e cascate.
E' questo il libro che Robert Macfarlane scrive raccontando le sue peregrinazioni in Galles, Scozia ed Irlanda alla ricerca di "luoghi selvaggi".

Con lo zaino colmo di suggestioni letterarie che hanno stimolato la sua curiosità e fantasia sin da bambino, Robert ( viene spontaneo chiamarlo per nome perché con la lettura, piano piano, si diventa compagni di viaggio) parte alla scoperta di luoghi remoti e pressochè sconosciuti del suo Paese. Egli vive a Cambridge da una decina d'anni: alla città lo legano il suo lavoro di insegnante, la famiglia ed un profondo affetto per l'ambiente che lo circonda. Forse proprio perché immerso quotidianamente nella vita urbana con i suoi lati positivi ma anche con i disagi causati da rumore, traffico ed inquinamento, in lui si è andato rafforzando nel tempo l'amore per le montagne, la natura selvaggia ed incontaminata e gli spazi aperti , così inacessibili da essere difficilmente raggiungibili dagli uomini. Arrivare in un simile luogo significa non solo mettere a dura prova le proprie capacità di adattamento ma anche sapersi inoltrare al di fuori della storia.
Una storia a cui, al contrario, l'autore dimostra di essere saldamente ancorato ogni volta che, descrivendo un luogo, intraprende con passione la ricerca di antiche tracce umane. Allora, anche negli spazi più nascosti, scopriamo la presenza di anacoreti e peregrini che hanno cercato nella natura la presenza del sacro e, come i cultori dello shan shui nell'antica Cina, hanno dato prova di profondo amore per il carattere selvaggio della natura.

La storia che spinge Robert allo studio della cartografia e di tutte le forme attraverso le quali l'uomo ha sentito il bisogno di rappresentare i luoghi in cui abita. A ritroso nel tempo sino ad incontrare il prezioso graffito rupestre della mappa di Bedolina, così lontano ma così ricco di informazioni.
Cambia la percezione del tempo e dello spazio in un'ideale geografia della speranza.
I luoghi che Robert visita lungo le coste del Galles, della Scozia o dell'Irlanda ad uno ad uno si collegano e ricompongono in una mappa che l'autore rende viva con il suo amore per la natura e soprattutto, anche se sottaciuto, il suo forte legame con gli altri, il suo senso di appartenenza all'umanità. Sin dagli inizi del suo racconto emergono, infatti, il suo profondo legame di amicizia con Roger che largo peso ha avuto nella maturazione delle sue scelte e l'affetto per la sua famiglia. ( Il libro è dedicato ai genitori ed all'amico naturalista Roger Deakin scomparso nel 2006).

Ciò che all'inizio sembra appartenere ad un concetto di "selvaticità" di ambigua definizione, lentamente si diversifica in forme del tutto nuove ed inaspettate.
I singoli luoghi - isole, valli, foreste, vette, capi, foci - seppur rintracciabili e definibili su una carta perdono il loro significato geografico per diventare metafore di libertà e di un percorso interiore, di formazione. Le emozioni di luci, suoni e sensazioni che la natura suggerisce creano corrispondenze tra mondo esterno e mondo interiore, tra ciò che è fuori e ciò che è dentro di noi. E' forse il senso che anche Robert scopre nel corso delle sue peregrinazioni e che suggella con la citazione di John Muir all'inizio del suo testo : "Ero solo uscito a fare due passi, ma alla fine decisi di restare fuori fino al tramonto, perché uscire, come avevo scoperto, in realtà, voleva dire entrare".

Rosalba Franchi

Robert Macfarlane ed.Einaudi, Torino 2011