Leonardo e le grotte di Laorca

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"La Grigna è la montagna più alta chabbi questi paesi, edè pelada" Disegno: cod. Windsor n.12410

Quanto il paesaggio e le montagne del Lecchese hanno ispirato Leonardo da Vinci? Difficile dare una risposta certa  anche se molti sono gli elementi che possiamo considerare per avanzare ipotesi plausibili.

Leonardo ebbe modo di visitare numerose località sul lago di Como, ospite forse a Bellagio nella villa del Marchesino Stanga, e di percorrere le strade che collegavano Milano a Lecco, Chiavenna e Bormio.

Seppur molto sintetici ed essenziali, i suoi appunti di viaggio documentano il suo interesse per la Brianza, la valle dell'Adda ed i laghi Eupilei, le Grigne, il Resegone, la Valsassina e la Valtellina. Per scopi diversi il Genio toscano ebbe modo di studiare le caratteristiche dei luoghi visitati, le particolarità di alcuni fenomeni naturali, la varietà e molteplicità delle forme create dalla natura. Così come condusse studi meticolosi ed approfonditi sul corpo umano per poterlo rappresentare nel modo più corrispondente alla realtà delle forme e dei movimenti, tanto si dimostrò curioso ed attento nell'indagare i fenomeni naturali nel loro divenire ed interagire: la forza dell'acqua, i turbinii dell'aria, i piani e la verticalità delle rocce. Al suo occhio di osservatore attento nulla sembra sfuggire: il paesaggio che lo circonda viene accuratamente fissato in molti dei suoi disegni e negli sfondi dei suoi quadri più famosi.


Madonna dei fusi

La "Madonna dei fusi", un dipinto di piccole dimensioni iniziato da Leonardo nella primavera del 1501

In questo caso gli elementi topografici inseriti sono molto precisi, come se l'artista avesse voluto collocare l'opera in un luogo ben conosciuto: a sinistra, una strada a mezza costa raggiunge un ponte ad archi e attraversa un fiume che, lasciata la valle appena dopo un'alta montagna, sembra formare un lago oltre al quale sorgono varie catene montuose. A destra, sul pendio verde, la strada prosegue verso un'altra valle ed altre montagne.
La vista ricorda la valle dell'Adda ed il ponte di Mantello prima dell'alluvione del 1520 che cambiò il suo corso. Alla fine dalla valle, a sinistra, il monte Legnone e, di fronte, il pian di Spagna ed il lago di Como. A destra, invece, l'importante mulattiera del  Sasso Corbé che portava in val Chiavenna e verso i Grigioni. E' evidente che le proporzioni non sono rispettate, ma nel Cinquecento anche le carte geografiche venivano compilate in modo pittorico.


Numerose le corrispondenze tra le immagini fotografiche e le rappresentazioni di Leonardo che Luigi Giuseppe Conato ha illustrato nel suo interessante testo “Leonardo da Vinci nella Valle dell'Adda”, un'appassionante ricerca alla scoperta di aspetti inediti dell'opera di questo artista ancora per molti versi sconosciuto.
E' impressionante osservare nel libro la somiglianza dei profili delle montagne rappresentate da Leonardo con le dentellature del Resegone o i pinnacoli delle Grigne. Molti suoi disegni di paesaggi lacustri richiamano la conca di Lecco e dei laghi Briantei studiati anche per elaborare un progetto che permettesse la navigazione da Milano al Lago di Como attraverso il Lambro.

Tra i luoghi che più colpirono l'immaginazione di Leonardo è verosimile pensare al sito di Laorca. La grotta raffigurata nella “Vergine delle rocce” richiama fortemente il complesso carsico di questa frazione di Lecco, posta all'imbocco della Valsassina.

Vergine-rocce

Nel 1483 Leonardo insieme a due colleghi, Ambrogio ed Evangelista de Predis, inizia il dipinto per la confraternità francescana dell'Immacolata Concezione a Milano, oggi noto come la "Vergine delle Rocce" di cui osserviamo un particolare.

Dalla città in riva al lago si risale la valle del fiume Gerenzone, dominata dalla massiccia presenza della Corna di Medale. Superato Malavedo, si giunge all'abitato di Laorca addossato alla montagna, lungo la strada provinciale che conduce in Valsassina. Si accede alla piazza centrale del paese salendo vie strette e porticate: l'imponente chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo è il cuore dell'abitato. Un sentiero verso monte conduce, a breve distanza, all'area sacra occupata da una settecentesca Via Crucis, il panoramico cimitero ed alcune cappelle.L'ambiente naturale in cui le costruzioni si inseriscono è di particolare interesse: nella parete aggettante della Corna di Medale si apre, infatti, una serie di grotte e di anfratti caratterizzati da singolari conglomerati calcarei.

Al complesso appartiene la grotta di San Giovanni alle cui acque la tradizione attribuiva qualità miracolose e lo Scurolo, rifugio dell' omonimo eremita che oggi raccoglie numerosi ex voto. Accanto ad essi la Chiesa di San Giovanni Battista detta anche “ai Morti”. La sua esistenza è attestata a partire dal 1289. L'interno, ad unica navata, fu ripetutamente rimaneggiato e decorato con affreschi nel Cinquecento. Ad essi si aggiusero stucchi sull'arco trionfale ed nell'abside datati 1638. L'Ossario, costruito nel 1648 per contenere i morti della peste, fu incorporato nell'Ottocento nella chiesa e successivamente riconvertito in Memoriale per i Caduti della prima guerra mondiale.

Grotta-Laorca

In una balconata più a monte sorge la cappella della Madonna di Lourdes; un breve sentiero, addossato alla parete rocciosa, permette di raggiungere un'altra vasta cavità, in parte accessibile.

Sono riconoscibili elementi appartenenti a stalattiti e stalagmiti e cavità nella roccia con tracce di acqua. Dall'interno è ben visibile il caratteristico profilo della grotta ricco di concrezioni con forme e dimensioni diverse. Un'immagine assai suggestiva ed emozionante che sembra non lasciare molti dubbi sull'ambientazione della “Vergine delle rocce”. A rafforzare questa ipotesi contribuirebbe anche la raffigurazione nel dipinto del “Mapello”, o Aconitum Napellus, specie endemica della Valsassina e del gruppo montuoso delle Grigne.

Mapello

Rosalba Franchi e Dario Monti - gennaio 2017