Michel de Montaigne a Bagni di Lucca


targa

All'ingresso delle terme un'antica iscrizione, datata 1471, elenca tutte le proprietà benefiche dell'acqua termale di queste fonti, una sorta di elisir di lunga vita che, nel corso dei secoli, molti personaggi di rilievo non persero l'occasione di sperimentare personalmente. Ai Bagni di Villa si curavano le malattie dello stomaco, del fegato, dei polmoni, le febbri e si risanavano le ulcere di tutto il corpo; l'iscrizione, posta originariamente sopra una fontana utilizzata per la cura idropinica, è una delle più antiche che una stazione termale possa vantare. Essa, oltre che le indicazioni terapeutiche, indica anche la durata delle cure: trenta giorni per i bagni e otto o dieci per l'utilizzo dell'acqua come bibita.

Bagni di Lucca oggi...
   Bagni di Lucca, storia... di Virgilio Contrucci

Noto già dal 1376 , questo stabilimento termale deve il suo aspetto attuale ad un intervento del XVII secolo. Ad inizio Ottocento, durante il Principato napoleonico dei Baciocchi l'edificio, che si trovava in prossimità della villa voluta da Elisa Bonaparte Baciocchi, non fu interessato da interventi di rilievo ad esclusione della creazione di vasche singole e del loro rivestimento marmoreo.

Oggi, all'interno, il tempo sembra essersi fermato nelle sale silenziose, sovrastate dalle eleganti cupole, dove si trovano le vasche in marmo di Carrara per i bagni di un ristretto numero di persone e quelle individuali con le rispettive cabine. Qualcuno sostiene che esistesse una vasca Dante alludendo alla possibile sosta del poeta durante il viaggio di fuga dalla Toscana dopo aver ricevuto la pena dell'esilio.


Terme di Villa
Edificio termale
Bagno di Dante
Locale soprannominato Bagno Dante

Certa, invece, è la permanenza in questo luogo di un altro celebre letterato: Michel de Montaigne che, nell'estate del 1581, soggiornò nell'elegante casa Buiamonti affacciata sulla raccolta Piazza dei Bagni, così come ricorda un'iscrizione posta sull'edificio.
Montaigne si fermò ai Bagni di Villa per settantaquattro giorni, periodo che raccontò ampiamente nel suo Journal de voyage, scritto per documentare il viaggio in Italia compiuto nel 1580-1581.

Per il suo soggiorno ai Bagni della Villa scelse una casa da cui potesse godere di un'ampia vista sulla valle del fiume Lima e le montagne circostanti ricche di boschi, castagni, vigneti.
Il popolo mangia pane di legna, così dicono in proverbio pane di castagne, ch'è loro principal ricolta” annota Montaigne lodando il modo in cui le montagne venivano coltivate con grano e vigne fino alla cima, con terrazzamenti sostenuti da manufatti in pietra laddove la terra non fosse stata abbastanza solida."

Per quanto ritenesse di essere ben alloggiato rispetto a Roma, egli lamentava, però, di non aver né camino, né finestre, né vetri nella propria camera. “Questo dimostra che in Italia i temporali non sono così frequenti come dai noi, poiché sarebbe un disagio insopportabile quello di non avere, quasi in tutte le case, altro che impannate di legno: a parte questo si dormiva bene.

Casa Buiamonti
Casa Buiamonti
Villa
Bagni della Villa

Montaigne, che soffriva del cosiddetto “mal della pietra” (calcoli renali), conosceva e frequentava le maggiori località termali della Francia e della Svizzera: durante il suo viaggio aveva soggiornato a Plombieres e a Baden per sperimentare gli effetti terapeutici di queste acque.

Durante i mesi trascorsi a Bagni di Lucca intraprese le cure registrando pedissequamente la durata dei bagni giornalieri, le libbre di acqua bevuta da sorgenti diverse, gli effetti sul proprio corpo e sul suo stato di salute: con grande precisione e senza alcuna remora registrò la risposta dei suoi organi compilando una sorta di manuale medico in cui sono elencate anche le regole seguite riguardo all'alimentazione, il riposo e le consuetudini del luogo.“E' uso del paese di aiutare l'effetto dell'acqua con qualche droga, come zucchero candito, o manna o una medicina ancor più forte”.
Frequente e a lui particolarmente gradita era la pratica di “adocciarsi” la testa che molti radevano appositamente per ottenere un maggior beneficio. Montaigne confronta la qualità di queste acque oltre che i servizi offerti, con quelli di Plombieres, Banieres, Preissace e Barbotan dimostrando la sua competenza in materia.

Attraverso le sue parole si apprende com'erano i Bagni della Villa alla fine del Cinquecento:
Qui c'è modo di bere e di bagnarsi, con una cabina a volta abbastanza oscura, larga come la metà della mia sala a Montaigne. C'è pure un certo scarico che chiamano Doccia; si tratta di tubi per mezzo dei quali si riceve dell'acqua calda su diverse parti del corpo e specialmente sulla testa; attraverso a canali l'acqua scende senza posa su di voi, e venendo a battere sulla parte malata la riscalda e poi si raccoglie per mezzo di un condotto di legno, simile a quello delle lavandaie, lungo il quale scorre. C'è un'altra sala da bagno pure a volta oscura, per le donne. Il tutto proviene da una fonte alla quale si beve, in posizione incomoda in una infossatura dove bisogna scendere qualche gradino”. Questo stabilimento termale già nel XV secolo era così rinomato anche oltralpe da richiamare reali e personaggi di spicco nel panorama europeo dell'epoca.

Ponte a Serraglio
Ponte a Serraglio
bagno Bernabò
Bagno Bernabò

Oltre ai Bagni della Villa, Montaigne visitò gli altri luoghi di cura posti nell'attuale frazione di Ponte a Serraglio: la fontana di Bernabò, i bagni di Corsena famosi per le docce, le sorgenti di San Giovanni la cui acqua “assai oleosa” veniva trasportata a dorso di asini e di muli in diverse località italiane ed europee.

Con grande interesse e curiosità lo scrittore francese esplorò il territorio in cui soggiornava e scoprì sulla montagna “ molte polle di fontane calde. Mi paiono a me quasi calde a un modo, senza odore, senza sapore, senza fumo, al paragone delle nostre”. Apprese, anche se non ne trovò tracce, che i bagni di Corsena erano probabilmente conosciuti sin dall'epoca romana. Sicuramente essi avevano acquistato notorietà soprattutto dopo la costruzione di un ponte sul fiume Serchio da parte della contessa Matilde di Canossa, ponte in pietra detto della Maddalena ma comunemente conosciuto come Ponte del Diavolo.

Quando Montaigne giunse ai Bagni della Villa notò che “la maggior parte delle case è nuova con una bella strada per andarci e una bella piazza. Gli abitanti di questo luogo per lo più stan là anche d'inverno e là vi son pure le loro botteghe, specialmente di farmacia, poiché quasi tutti son farmacisti”.Trascorso il mese di maggio egli prolungò il suo soggiorno riuscendo ad affittare la stessa casa per 25 scudi d'oro al mese. ”Si vive qui a bonissimo mercato. La libra di carne di vitella bonissima e tenerissima, circa tre soldi francesi”.
Tra i tanti pregi del luogo spunta, però, anche qualche critica. “Questo loco è pienissimo d'invidi fra gli abitatori, ed inimicizie occulte mortali, conciò che siano tutti parenti. Mi diceva qui una donna questo proverbio: chi vuol che la sua donna impregni mandila al bagno e non ci vegni”.

Tra i passatempi più in voga ai bagni vi erano i balli a premi pubblici. Anche Montaigne ne organizzò uno mandando dei messi ad invitare tutti i gentiluomini e le signore che si trovavano all'uno e all'altro bagno e comunicando, alcuni giorni prima, la notizia della festa in tutti i luoghi vicini.
Furono premi 19 per le donne. Venne tutto a sei scudi, poco più. (…) Alla verità , è bella cosa e rara a noi altri Francesi, di veder queste contadine tanto garbate, vestite da signore ballare tanto bene. (…) Invitai tutti alla cena, perché li banchetti in Italia non è altro ch'un ben leggiero pasto di Francia. Parecchi pezzi di vitella e qualche paro di pollastri, è tutto”.

prato
Piazza di fronte a palazzo Buonvisi
cucina Buonvisi
Cucina palazzo Buonvisi

Il ballo fu organizzato in piazza e a Palazzo Buonvisi, una sontuosa residenza che ospitò, nell'Ottocento, il poeta George Byron. Acquisito dal Comune negli anni Settanta oggi è sede di un interessante Museo storico che ospita un'armeria, la ricostruzione di una cucina del Cinquecento ed un'esposizione di giochi del locale Casinò.

Quando Montaigne lasciò i Bagni della Villa per proseguire il suo viaggio verso Pistoia e Firenze, si congedò dalla compagnia di donne e uomini incontrati ai bagni ricevendo “tutte le significazioni d'amorevolezza che potevo desiderare”.
L'accoglienza tanto positiva che aveva trovato lo spinse a ritornare in queste terme in agosto, per circa un mese. “Furono grandi le accoglienze e carezze, le quali io ebbi di tutta questa gente. Da vero si pareva ch'io fussi ritornato in casa mia” annota entusiasta nel suo Journal questo intellettuale apparentemente freddo e distaccato, lasciando trasparire le sue emozioni ed il suo bisogno di relazioni umane oltre che di acque curative.

Prima di ripartire, questa volta, volle lasciare un segno di sé duraturo, quasi a voler siglare un legame particolare con questo luogo in cui aveva trascorso alcuni mesi di cura. “Feci fare le mie arme in Pisa, dorate e di bei colori e vivi per uno scudo e mezzo di Francia; e poi al bagno impastarle (perché erano in tela) su una tavola; e questa tavola la feci chiodare molto sollecitamente al muro della camera dove io stava, con quel patto, che si tenessero date alla camera, non al capitan Paulino padrone d'essa, e che in ogni modo non ne fussino spiccate, che che dovesse accadere della casa per di qui innanzi. E così mi fu promesso, e giurato da lui.

stemma

Lo stemma della famiglia Montaigne


ottobre 2020 - Rosalba Franchi