Dante al
monastero di Santa Croce del Corvo ...Frater Ylarus humilis monachus de Corvo |
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![]() Non abbiamo documenti certi che attestino la presenza di Dante al Monastero Santa Croce a Bocca di Magra. Esiste, però, un manoscritto databile attorno al XIV secolo, che ha alimentato vivaci discussioni tra gli studiosi del poeta fiorentino. Si tratta della trascrizione attribuita a Boccaccio, primo biografo di Dante, di una lettera firmata da Frater Ylarus humilis monachus de Corvo conservata presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze e pubblicata da Lorenzo Mehus nel 1759. Secondo questo scritto Dante sarebbe stato ospitato per alcuni giorni da frate Ilaro presso il Monastero del Corvo. In segno di riconoscimento per l'accoglienza il poeta avrebbe donato al Monastero una copia dell'Inferno pregando il frate di corredarla con proprie note e consegnarla al signore del luogo, Uguccione della Faggiola a cui era dedicata.
A
suggellare l'evento, nel 1865, in occasione della celebrazione del VI
centenario della nascita di Dante, fu posta all'interno dell'antica
chiesa del monastero una lapide commemorativa attualmente sormontata da
un austero busto del poeta. Attualmente
del primitivo monastero Santa Croce “del Corvo” del XII secolo
sopravvivono solo alcune vestigia. Fondato nel 1176 per volontà del
vescovo di Luni Pipino, fu affidato fino alla metà del Trecento alla
cura dei benedettini. ![]() La Santa Croce che da il nome al monastero Ciò che oggi ci permette di tornare indietro nel tempo sino alle origini del cenobio è il prezioso Crocifisso ligneo intagliato nell'olmo tra XI e XII secolo collocato nella cappella dell'antico monastero. E' l'immagine che Dante può aver ammirato ed ispirato i versi del Purgatorio: “la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei” (Pur. III,122-123) Impressionano le sue dimensioni (oltre due metri e mezzo di altezza e di larghezza) e la sua maestosità. Si tratta di una raffigurazione di Cristo tunicato in stile medioevale che richiama altri esempi noti come Volto Santo in Italia (tra i più venerati quello di Lucca) o Majestat in Spagna. Particolarmente espressivo lo sguardo intenso ed ieratico del Cristo rappresentato con tratti somatici che richiamano quelli della Sacra Sindone. Il
culto per i Crocifissi tunicati era assai diffuso nei monasteri
benedettini e camaldolesi: molte di queste sculture contenevano un
reliquiario contenente un'ampolla del presunto Sangue di Cristo. Dopo
essere stato confiscato e incamerato nel demanio il luogo tornò a
vivere con la famiglia dei Fabbricotti, importanti imprenditori nel
settore del marmo di Carrara. Il sito, all'inizio del Novecento, venne
ampliato con nuove costruzioni residenziali; la cappella venne
restaurata e si tornò a coltivare la memoria di Dante.
Il Monastero, che si trova all'interno del Parco naturale di Montemarcello-Magra, si affaccia direttamente sul mare. Dalla balconata sovrastante la scogliera il panorama è dominato dal profilo caratteristico delle Alpi Apuane con le bianche cave di marmo che incorniciano tratti di lidi sabbiosi, la foce del fiume Magra, il porto di Carrara, il litorale della Versilia. Emozionante pensare che anche Dante possa essere stato qui ed avere ammirato queste bellezze del paesaggio. Per approfondimento: Mirco Manuguerra, Lunigiana dantesca ,Centro Lunigianese di Studi Danteschi, 2006 |
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Giugno 2021, Rosalba Franchi |