Dante, Mastro Adamo, e il castello di Romena

castello falsario
fiorino

Di origine inglese, stabilitosi a Brescia, Mastro Adamo venne documentato nel 1270 a Bologna forse per motivi di studio (l'appellativo di Maestro presupponeva un titolo accademico). Dal 1277 viveva nel castello dei conti Guidi, signori di Romena nel Casentino.
I tre fratelli Guidi si servirono delle sue conoscenze nel preparare leghe metalliche (e forse anche nell'incisione delle matrici) per produrre fiorini falsi di Firenze che, pur avendo lo stesso peso, erano costituiti da una lega più povera in oro.

Il fiorino di Firenze iniziò la sua lunga vita nel 1252 e in poco tempo si diffuse in tutta Europa come strumento sicuro di scambio. Aveva un potere d'acquisto maggiore di cento euro attuali e quindi non veniva utilizzato per le spese correnti, ma solo per acquisti o transazioni importanti.
Pare che la distribuzione della moneta contraffatta avvenisse tramite uno "spenditore", un notabile che abitava a Firenze e che i fiorini falsi circolassero abbondantemente fino a che, in modo fortuito ed a seguito dell'incendio della sua casa, venne ritrovato il tesoretto illegale in attesa di essere distribuito.
Lo spenditore e Mastro Adamo che si trovava allora in città vennero condannati a morte. Il falsario riuscì a fuggire in direzione di Arezzo, ma venne catturato in una località prossima al passo della Consuma chiamata Omomorto ed arso vivo davanti al castello di Romena.

Dante, che fu ospite presso lo stesso castello durante il suo esilio, condannò il falsario alla sete eterna. Nel XXX canto dell'Inferno mastro Adamo, richiamando all'attenzione di Dante e Virgilio la sua attuale miseria che lo costringe a bramare un “gocciol d'acqua”, ricorda con sofferenza e disperazione...

Li ruscelletti che d'i verdi colli
del Casentin discendon giuso in Arno,
faccendo i lor canali freddi e molli ( vv. 64-66)

Nel racconto della sua triste vicenda terrena il falsario descrive il luogo in cui commise la sua colpa scagliandosi contro i fratelli Guidi che lo indussero all'azione riprovevole per la quale sconta la pena della dannazione eterna. Pur di poterli rivedere rinuncerebbe anche al sollievo della fonte Branda.

Ivi è Romena, là dov'io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo su arso lasciai.
Ma se'io vedessi qui l'anima trista
di Guido o d'Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista (vv.73-78)

Io son per lor tra sì fatta famiglia;
e' m'indussero a batter li fiorini
ch'avean tre carati di mondiglia (vv.88-90)


Il castello  di Romena

Il castello sorge su un colle sito nell’attuale Comune di Pratovecchio Stia nel Casentino. La sua posizione elevata permetteva un ampio controllo sul territorio ed il collegamento con gli altri castelli che sorgevano sulle alture circostanti.

falteronaOsservando l'ampio panorama, in lontananza, compare il profilo del Monte Falterona di cui Dante, nel Convivio (IV, 11) scrive:
"veramente io vidi lo luogo nelle coste d'un monte in Toscana, che si chiama Falterona"

e nel XIV canto del Purgatorio per indicare la sorgente dell'Arno:
Per mezza Toscana si spazia
un fiumicel che nasce in Falterona,
e cento miglia di corso nol sazia (vv16-18)

Le notizie più antiche riguardanti la fondazione del castello di Romena risalgono al XI secolo quando vi dimoravano i Marchesi di Spoleto a cui appartenevano diverse corti nel Casentino. Per eredità passò successivamente ai conti Guidi. L'imponente fortificazione era costituita dal Cassero dove viveva la famiglia dei proprietari, protetto da tre alte torri centrali e undici torrini del cerchio di mura esterno.

Nella torre delle prigioni pare che i condannati venissero calati, attraverso una botola,dal piano superiore in cui venivano giudicati ai tre piani inferiori a seconda della pena che dovevano scontare. Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che Dante, ospite presso i conti Guidi, abbia tratto spunto da ciò per l'idea dei gironi infernali.

castello
romena
castello
dante a romena

Quello che rimane oggi dell'antico maniero può solo lasciarci immaginare la sua complessità architettonica e l'importanza.
Nel tempo sono stati eseguiti lavori di consolidamento e di restauro delle tre torri ora molto più basse delle originali e della cinta muraria. Le abitazioni coloniche, l'ospedale per i pellegrini e la chiesa di Santa Maria Maddalena che si trovavano all'interno delle mura sono andati distrutti a seguito dei terremoti del 1579 e del 1729.

Si sono conservate le due porte di accesso al castello: Porta Bacia perché sempre in ombra e Porta Gioiosa, esposta al sole. Un'altra porta medioevale si trova sull'antica strada che, dal passo della Consuma, conduceva alla piana di Campaldino e a Poppi passando per la fonte Branda citata da Dante e dalla pieve romanica di San Pietro di Romena.

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La Pieve di Romena.

A valle dell'omonimo castello, la Pieve rappresenta uno degli esempi più significativi di romanico nel Casentino. Fu eretta nel XII secolo sul sito di una preesistente chiesa risalente presumibilmente al VIII secolo di cui sono visibili i resti sotto il presbiterio. Di grande rilievo per le forme architettoniche è l'abside che presenta due ordini di arcate ed aperture con bifore e trifora.
Una frana e un terremoto nel XVII e XVIII secolo provocarono gravi danni alla facciata, il crollo di due campate della chiesa e probabilmente della cella campanaria.


pieve
pieve

L'interno spoglio conserva numerosi capitelli istoriati con molteplici elementi decorativi e simboli medioevali. In uno di essi, in particolare, sono scolpiti il nome del pievano Alberico, la frase Tempore famis (in tempo di carestia) e la data MCLII.
Dichiarata monumento nazionale, la chiesa è inserita in un paesaggio tipico del territorio casentinese caratterizzato da dolci ondulazioni. In lontananza compaiono lo sperone roccioso del Monte della Verna e l'elegante profilo del castello di Poppi a ricordarci l'epoca dei sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini.

pieve
pieve

Luogo di sosta per i pellegrini romei, la Pieve, con le strutture annesse, offriva assistenza ed ospitalità. La sua antica funzione è stata rinnovata con l'arrivo della Fraternità, una comunità di fede che svolge diverse attività e forme di accoglienza. Le antiche case coloniche, le stalle e gli edifici preesistenti sono stati ristrutturati per ricavarne luoghi destinati alla sosta, alla meditazione ed agli incontri. Particolare cura è stata rivolta anche agli spazi all'aperto dove si sono creati percorsi in mezzo a campi e boschi e giardini di mandorli e ulivi profumati di lavanda. Un'oasi di silenzio e di pace.

per approfondire:

Castello di Romena

Fraternità di Romena - Vieni, chiunque tu sia...

Novembre 2021 Dario Monti e Rosalba Franchi