Si placuerit tibi redire
per Elvelinum montem, que Longobardi vocant Ursare, a Roma eas
... usque Placentiam, Mediolanum et Cumam. Ibi venies ad lacum
Cumanum. Qui sunt de Suevia, et huiusmodi regionibus, lacum Cumanum
transeunt, et vadunt per Sete Munt in suam regionem.
Tu autem omittas lacum ad dexteram manum, et eas ad sinistram
versus Lowens 16 milliaria cum lacu. Ibi mons incipit, et currit
usque Zonrage. De Lowens usque Belence una dieta, inde 3 dietae
usque Lucernam cum stagno.
Così si legge negli
"Annales Stadenses auctore Alberto", una fonte
itineraria risalente al XIII secolo, a proposito degli attraversamenti
delle Alpi nell'area del Contado del Seprio.
I passi che vengono consigliati sono il San Gottardo (Evelinum
Montem che collega il Ticino con il canton Uri e Lucerna)
ed il Settimo (sete Munt) in alta val Bregaglia raggiungibile
dopo aver passato il lago di Como (lacum Cumanum) e Chiavenna.
La strada del Gottardo è descritta citando i toponimi
di Lowens distante da Como 16 milliaria (circa 24 km)
, Zonrage e Belence (Bellinzona distante da Lowens
una dieta ovvero un giorno di viaggio).
Per stabilire la distanza corrispondente a una dieta in area
montana possiamo considerare che lo stesso autore indica 3
dietae da Belence usque Lucernam.
La distanza, misurata su una mappa della svizzera del 1901, risulta
di circa 168 km equivalenti alla elevata media di 56 km al giorno!
(Il punto esclamativo è d'obbligo considerando che una
percorrenza giornaliera media di 30 Km viene considerata normale
da parecchie fonti.)
Vediamo ora i possibili itinerari che la lettura attenta degli
"Annales" ci può rivelare.
La viabilità
nel nedioevo nell'area compresa fra il lago Maggiore e il lago
di Como
Il primo,
e il più ovvio, è l'attuale strada Como, Chiasso,
Mendrisio, Capolago, Campione, traghetto attraverso il lago di
Lugano, Lugano (Lowens?). Infatti la distanza Como-Lugano
è di circa 28 Km (poco più di 18 miglia), per arrivarci
occorre lasciare il lago di Como a destra (omittas lacum ad
dexteram manum) e andare a sinistra (eas ad sinistram)
verso Lugano con il lago (versus Lowens cum lacu). Non
sappiamo cosa centri "Zonrage" perchè
dopo Lugano non inizia un cammino montuoso fino ad una località
con questo nome. Anche la strada da Mendrisio a Campione, sotto
le aspre pareti del monte Generoso, forse non era ancora così
praticabile essendo di gran lunga più comoda la navigazione
da Riva San Vitale a Campione e Lugano (l'autore degli Annales
avrebbe certamente descritto un passaggio sul lago di quasi 6
miglia , a meno che cum lacu significhi proprio questo).
Il secondo
permette di raggiungere Bellinzona da Como senza bagnare i piedi,
e quindi senza pagare il passaggio sui traghetti del lago di
Lugano (cosa non indifferente per un pellegrino!). Da Como (Tu
autem omittas lacum ad dexteram manum, et eas ad sinistram versus
Lowens 16 milliaria cum lacu. ), tenendo il lago a destra
si arriva, dopo 30 Km circa a Loveno, antico villaggio salendo
(a sinistra) sopra Menaggio. (Ibi mons incipit, et currit
usque Zonrage) Qui inizia il percorso montano. Resta inspiegabile
il toponimo Zonrage a meno che non si tratti di Soragno, piccolo
centro che si raggiunge dopo aver varcato il confine utilizzando
un piccolo passo fra Valsolda e Lugano molto utilizzato fino
all'apertura delle gallerie lungo il lago. (De Lowens usque
Belence una dieta) Da Loveno a Bellinzona, lungo questo itinerario,
ci sono circa 42 Km, una dieta.
Il terzo
parte, come il secondo, da Loveno. Da qui, seguendo un antico
sentiero che passa da Carlazzo e risale la valle Cavargna, si
valica il confine al passo di San Lucio (1542 m). Con un percorso
a mezza costa si raggiunge la val Sertena (poligono militare
svizzero aperto solo il sabato e la domenica), Isone e quindi,
seguendo il sentiero europeo E1 si scende a Giubiasco ed infine
a Bellinzona. In tutto 35 Km circa.
Questo itinerario, molto vario,
merita una certa attenzione soprattutto in quanto restituisce
dignità ad una valle, la valle Cavargna che, come le vallate
Valser dell'area Ossolana, non avrebbe motivo di essere stata
popolata se non legata a motivi di scambio con altri centri transalpini.
Un ruolo importante svolse anche l'attività
estrattiva comune alla contigua Valle Morobbia.
La chiesa di San Lucio, esistente
già in epoca medioevale, è un edificio importante,
troppo significativo per servire solo nei pochi giorni in cui
si celebra la festa del Santo. Ricorda, nella sua struttura le
costruzioni sorte sui valichi alpini per l'assistenza ai viandanti
ed ora trasformate in ospizio o rifugio come al San Gottardo,
al Gran San Bernardo, al Sempione.
La sua dimensione, la presenza di un portico per accogliere e
riparare i viandanti, la tipologia architettonica, i materiali
utilizzati riportano a tempi in cui le autostrade transalpine
erano mulattiere spesso mal tenute come la stradina che porta
al passo e quindi a Bellinzona. Non ci sono indicazioni, come
nel medioevo. La presenza del poligono di tiro ha cancellato
la Val Sertena dagli itinerari escursionistici.
San Lucio in un affresco
dell'omonima chiesa
Chi era San Lucio?
Secondo la tradizione era un
pastore che curava gli armenti del suo padrone e che offriva
ai poveri il formaggio avuto come paga.
Ma questo formaggio si moltiplicava provocando linvidia
ed il disappunto del padrone, tanto che finì per uccidere
Lucio presso uno stagno.
La tradizione vuole che queste acque si arrossassero il giorno
della sua ricorrenza.
Divenne patrono dei mandriani e protettore dei formaggiai (vedasi
la pianeta dei salsamentari di Milano).
Loratorio montano di San Lucio, posto sul passo omonimo
che separa la Val Cavargna dallelvetica Val Colla, é
nominato per la prima volta in un documento del 1358. La Chiesa
é visitata nel 1582 da San Carlo Borromeo e nel 1606 dal
cardinale Federico Borromeo.
Campagne di restauro sono in corso da alcuni anni, sia con opere
di risanamento strutturale, sia con lavori di recupero delle
volte e delle pareti affrescate. Il più antico dipinto
risulta datato 1435.
I lavori di restauro degli affreschi, conclusi nell'anno 2000,
sono illustrati al Museo della Val Cavargna allesterno
del locale Religiosità popolare.
Nella foto a lato una
antica rappresentazione di San Lucio all'interno della chiesa
di S. Maria del Tiglio a Gravedona. Immagini del santo compaiono
in varie località delle Alpi come risulta dallo studio
dettagliato contenuto nel volume citato.
San Lucio di Cavargna:Il Santo,
la Chiesa, il Culto, l'Iconografia
La nuova edizione presenta,
nella sezione relativa al Santo un approfondimento sulle fonti
della tradizione popolare con testi legati alla leggenda della
vita di San Lucio e diffusi nei secoli passati. Nella parte dedicata
alla Chiesa, esperti specialisti hanno illustrato l'edificio,
le sue pitture, il suo contenuto storico ed artistico ed i recenti
interventi di restauro.
Ll libro è edito nel
2000 dalla Associazione Amici di Cavargna che
mantiene attivo e visitabile il Museo della Valle
dove pezzi di storia, reperiti con paziente opera
di ricerca, sono stati collocati ricostruendo il loro originario
contesto ambientale.
Dal piccolo attrezzo di lavoro del contadino agli oggetti legati
alla religiosità popolare, tutto é stato raccolto,
analizzato e catalogato mediante apposite schede scientifiche.
Si tratta di una raccolta museale di tipo etnografico, tendente
a dimostrare come, anche in Val Cavargna, ladattamento
allambiente della popolazione, si sia servito di una ingegnosa
tecnologia, complessa e versatile, quella dei mestieri tradizionali:
del contadino, dellalpigiano, del boscaiolo, del mugnaio,
del fabbro e del magnano.
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