Il passo del Monginevro in epoca Romana

 

dal libro: "Ospitalità sui passi alpini" di Silvia Tenderini
ed. Centro Documentazione Alpina, Torino

 

Da Augusta Taurinorum (Torino) fu realizzata una strada interamente carrozzabile che attraversava Segusio (Susa), raggiungeva il Matrona Mons (Monginevro), (1854 m), e di lì scendeva a Brigantio (Briancon).
Il valico era già stato percorso nel 125 a.C. da M. Fulvio Fiacco durante la campagna di conquista della Gallia Narbonense. Il console volle sfruttare la possibilità di cogliere di sorpresa il nemico, scavalcando il Monginevro e piombando alle spalle dell’esercito dei Galli. La tecnica, appresa da Annibale, ebbe il suo effetto e la Gallia fu velocemente assoggettata.
Il percorso appariva difficile e pericoloso e Ammiano Marcellino così lo descriveva: “dalla parte della Gallia infatti appare come un pendio quasi dolce, ma il versante opposto è orrido per le rocce che si levano a picco, specialmente in primavera, quando, sciogliendosi il gelo e la neve al soffio dei venti caldi, gli uomini che scendono con passo malfermo, attraverso dirupi scoscesi da entrambe le parti e crepacci nascosti dal ghiaccio, precipitano insieme agli animali da soma e ai carri.

A distanza di cento anni occorreva rendere più agevole quell’itinerario con una strada lastricata e delle mansiones che facilitassero le soste lungo il percorso. Fino ad allora le attività belliche e il transito sulle Alpi erano possibili soltanto durante i mesi estivi, ma le nuove esigenze amministrative dell’Impero imponevano traffici il più possibile regolari anche nei mesi invernali. Le nuove strade dovevano avere un fondo resistente alla neve e ai ghiacci, manutenzione regolare da parte delle popolazioni locali preposte e stazioni di sosta che confortassero i viaggiatori. Il passo del Monginevro, nell’antichità, era quello che maggiormente garantiva le comunicazioni durante tutto l’arco dell’anno, un po’ grazie alle minori precipitazioni nevose rispetto ai passi più settentrionali, un po’ per la pendenza leggermente più agevole rispetto al Moncenisio.

 

il valico del Monginevro e del Piccolo San Bernardo nella Tabula Peutingeriana

 

A Susa, dove la strada proveniente dalla pianura si biforcava verso i due valichi del Monginevro e del Moncenisio, un capo locale seppe trarre vantaggio dal passaggio obbligato: in cambio della tranquillità e della sicurezza garantita ai Romani nel transito dei passi, ottenne il riconoscimento della sua autorità. Donnus assunse il titolo di re, si alleò, tramite legami familiari, con le tribù indigene da una parte e dall’altra delle montagne, controllò i traffici nei due sensi di marcia riscuotendo i pedaggi e ottenendo per i suoi figli e le generazioni future il titolo di “portieri delle Alpi”.

Pompeo probabilmente passò dal valico del Monginevro nel 77 a.C., per condurre i suoi uomini in Spagna contro Sertorio, riferendo di una strada diversa e più agevole rispetto a quella di Annibale.
E agevole doveva essere se quando Cesare la percorse, al ritorno dalla sua campagna vittoriosa in Gallia, riuscì persino a scrivere un libro, o comunque a dettarlo a uno scrivano: “Cesare lasciò anche due libri Sull’analogia e altrettanti di un Anticatone, e inoltre un poemetto, Il viaggio. Scrisse la prima di queste opere durante il passaggio delle Alpi, mentre dalla Gallia Citeriore tornava al comando dell’esercito.”

Nella Tabula Peuntingeriana il valico è indicato come Druantium, dalla prossimità della sorgente della Durance, ma in generale il passo è chiamato Matrona Mons e Ammiano ne spiega il motivo: “dalla sommità del versante italico si estende per sette miglia un altipiano fino alla stazione di Marte. E di qui si innalza una montagna molto alta e difficilmente valicabile fino alla cima di Matrona, così chiamata da una nobile donna che vi trovò la morte. Da questa località si apre una via più spedita e più agevole fino al castello di Brigantia.”
Il nome però rivela la devozione degli antichi popoli a divinità indigene, mascherate poi con le divinità del pantheon romano: le Madri o Matrone erano abbastanza diffuse sulle Alpi, spesso in numero di tre o di cinque, come protettrici femminili dagli elementi naturali avversi. Curiosamente, solo il Monginevro sembra essere stato posto sotto la protezione di divinità femminili, mentre la maggior parte delle montagne delle Alpi sono sotto la protezione di Giove, Apollo, Marte.

Anche Augusto si servì del valico del Monginevro durante le sue campagne d’oltralpe e addirittura rischiò di precipitare in un burrone: “uno dei maggiorenti galli confessò ai suoi che una volta, durante una traversata delle Alpi, essendosi avvicinato a lui [Augusto] con la scusa di un colloquio, mentre invece aveva l’intenzione di precipitarlo dentro un burrone, se n ‘era sentito impedito, placato al solo vederlo. “(Svet. De vita Ceas. Il, 79, 2)

Dicembre 2005