Come viaggiare e rimanere sani,
dalla guida del medico bergamasco Guglielmo Grataroli, pubblicata a Basilea nel 1561



pllegrini a cavallo

Raccomandazioni generali

Il periodo migliore per mettersi in viaggio è la primavera, la stagione più temperata e quindi più adatta al corpo umano (tempus saluberrimum ob temperatas qualitates et humano corpori aptas), a meno che non si debbano passare i monti della Rezia, ancora nevosi in primavera, o che motivi urgenti non ci obblighino a viaggiare in altro periodo.

Durante il viaggio, nonostante tutte le precauzioni che prenderemo e i rimedi che adotteremo nelle varie circostanze negative, potrà sempre accadere qualcosa di imprevisto cui dovremo far fronte, in mancanza d’altro, con molta pazienza, una virtù che vince i casi avversi della fortuna e che ci mantiene padroni di noi stessi (in reliquis sciat victricem fortunae patientiam dici, et oportere in patientia nostra ut nostras possideamus animas et vitas).
 
D’estate è bene vestire leggero con abiti di lino, d’inverno con abiti di lana o di pelli. Chi va verso regioni d’aria più calda del suo luogo nativo, scelga nella località di destinazione una residenza rivolta a settentrione, si rinfreschi con acqua con fiori ed erbe di qualità fredda quali rose, viole, foglia di vite. Viceversa, chi va verso regioni fredde procuri di avere buone vesti e cibi calorici, beva vino generoso  ma moderatamente, si tenga al caldo con fuoco di legna secca.

pellegrini a piedi

Durante il cammino stiamo sempre coperti, non esponiamoci nudi agli ardori del sole perché il corpo, se troppo caldo-secco, si indurisce, e di conseguenza cresce col movimento la fatica.
Due cose sono per la nostra salute più nocive addirittura delle guerre e dei bagordi: se accaldati passiamo repentinamente in ambiente freddo; se teniamo troppo a lungo i piedi freddi o umidi, soprattutto mentre mangiamo.

Per la difesa degli occhi dall’abbaglio delle nevi è bene vestirsi di scuro e tenere una veletta nera davanti agli occhi. Ma la cosa migliore è di procurarsi, visto che si vendono a poco, occhiali di vetro o di cristallo (vitreis aut crystallinis conspiciliis oculis superligandis) che servono anche a ripararre gli occhi dalle polveri.

Quando fa freddo è bene prima di partire mandar giù qualcosa di caldo, e portare poi con sé aromi caldi come il pomo d’ambra o di ladano o di muschio, che confortano gli spiriti e tengono caldo il cervello; chi ha meno possibilità economiche usi puleggio o menta (Confert calida odoramenta habere ut pomum ambrę, vel ex ladano aromatis et moscho habere, ut cerebrum calefiat et confortentur spiritus).
Capo, collo e orecchi devono sempre rimanere ben coperti con lana o con pelli.
Se un membro si è congelato si eviti di metterlo subito vicino a fonti di calore; prima si ponga in acqua fredda e lo si lasci per un po’, dopo lo si strofini con olio caldo. Il viaggiatore che deve attraversare regioni fredde non manchi mai di olî caldi coi quali ungersi collo e nuca, di vesti adeguate e di buoni aromi.

Colazione

Quando siamo in viaggio, lasciamo da parte pensieri, preoccupazioni, ansie (caveat ab animi curis et perturbationibus), che debilitano le forze del corpo già stanche per il molto camminare. Come l’eccessiva apprensione e la malinconia anche la troppa allegria indebolisce: ogni estremo è vizioso. La cosa essenziale è questa: chi viaggia deve guardarsi in tutti i modi di non ammalarsi, e la prima regola da osservare è di cibarsi bene e poco (cibus sit bonae substantiae et quantitatis paucae) e di mangiare a suo tempo, quando si è arrivati alla locanda; tuttavia anche lungo il cammino si può assumere un po’ di zucchero rosaceo (sacchari rosacei)

Alimentazione

Quando si è in marcia è meglio parlare il meno possibile, d’estate poi il troppo parlare fa aumentare la sete e non va bene. Evitate carni e cibi troppo salati.

Durante il viaggio, sia che andiamo a piedi sia a cavallo, è preferibile a pranzo mangiare e bere poco, astenersi da cibi di difficile digestione (nimis durae concoctionis), d’inverno bere vino forte ma poco, specialmente a pranzo, d’estate vino bianco, leggero, chiarissimo (vino oligophoro). Giunti lungo il cammino ad una fonte, non ingurgitiamo acqua, che causa poi dolori al ventre: basta sciacquarsi la bocca e fare dei gargarismi (os solummodo abluere ac gargarizzare).

Nelle locande guardiamoci dal pesce servito freddo o riscaldato di troppi giorni. Lo stesso si dica per le carni non cotte bene oppure cucinate ancora calde dell’animale appena macellato. Chi va a piedi, appena giunto alla locanda non si metta subito a tavola: aspetti almeno una mezz’ora che il calore accumulato nel corpo per il molto movimento si attenui. Appena mangiato non ci si rimetta subito in cammino, ma fatti due passi ci si riposi per circa due ore (circiter horas duas quiescat), a meno che non si disponga di un cavallo che va d’ambio (equum gradarium) o che non decidiamo di avviarci con passo molto lento (lente incedat).

locanda

Guardiamoci dal bere troppa birra, fa più male del bere troppo vino. E non fidiamoci degli osti: non chiedete mai a un oste se la sua birra o il suo vino sono buoni, la risposta è scontata. Attenti a bere acqua piovana: se proprio occorre servirsene, prima fatela bollire. L’acqua tiepida provoca nausea, ma qualche volta può servire a lavare lo stomaco. L’acqua fresca, quando presa nel modo dovuto e a suo tempo, conforta tutte le virtù naturali del corpo.


Riposo

Dopo una giornata di duro cammino è facile prender sonno. Ma a volte le preoccupazioni del viaggio o altri incommodi possono causare insonnia: ci addormenteremo più facilmente se prima di coricarci, due ore dopo la cena, laviamo piedi e braccia in acqua nella quale sono stati bolliti fiori di ninfea gialla (nenupharis flores), di viole, di camomilla e se dopo un quarto d’ora berremo uno sciroppo di viole o di ninfea gialla o di papavero. Persone di poco conto dicono che bere molto vino durante e dopo la cena concilia il sonno, mentre invece provoca solo pesantezza e dolori al capo. Resta sempre validissimo l’aforisma di Ippocrate: il riposo sarà sempre la migliore medicina per un corpo affaticato dal troppo movimento (contraria contrariis curari).
Anche un buon bagno toglie la stanchezza. Arrivati alla locanda, dopo aver riposato un’ora, fate un gradevole bagno in acqua tiepida, strofinando leggermente tutto il corpo (totum corpus leniter fricetur), poi ungete il corpo, specialmente le giunture, d’inverno con olio caldo di ruta o di aneto, d’estate con olio di rosa o di camomilla, dormite in letto morbido stando ben coperti, risvegliati fate un altro bagno se volete, poi mangiate e bevete.
 
Re Magi

Ma il viaggiatore deve sempre agire con molta circospezione. Quando si arriva in una locanda la prudenza non è mai troppa: ovunque sono ladri e furfanti che vanno per strade e sostano nelle locande con il solo scopo di compiere misfatti e ruberie. Sono furbi, fanno domande: «donde vieni? dove vai?». I viaggiatori esperti e avveduti conoscono bene questi tipi; gli inesperti ci cascano, a meno che non vi sia un oste vigile e onesto che li metta in guardia. Non mostrare mai di avere con te oro o argento. Se alla locanda persone che non conosci ti fanno troppe domande, rispondi il falso: con le volpi bisogna essere volpi.
C’è da stare attenti a pernottare nei piccoli villaggi o nelle locande isolate: non solo per tutta la notte senti contadini ubriachi, ma il letto non ti viene mai dato pulito. Se vai a piedi e non sei conosciuto dall’oste ti trattano male, a meno che non sganci una bella mancia ai servi. Comunque non farti mai mancare un buon libro, che ti terrà compagnia dove ti fermi ad alloggiare


Altre raccomandazioni

ramponi

Viaggiare per le Alpi Retiche non solo è faticoso, ma anche disagevole per la penuria di molte cose. Può mancare il pane, può mancare il fieno per il cavallo: però bisogna sempre pagare, e questo ormai ovunque (bene tamen numerare oportet: sed hoc nunc ubique fere commune).
Se si deve camminare per montagne impervie o su ghiacciai si mettano ai piedi, legati alle calzature, dei robusti ramponi di ferro (chalybeae cuspides ferreis laminis iunctae ac continuae, che si possono acquistare facilmente. Camminando in montagna si presti attenzione nello scendere: è più facile infatti cadere in discesa che in salita, per una questione di postura del nostro corpo ma anche per il timore che ci prende la vista di un precipizio e dell’altezza; i cavalli invece tendono a scivolare di più in salita che in discesa. Se si va a piedi, avere sempre il bastone: meglio camminare con tre appoggi che con due.
 
Procuriamo di avere una carta geografica della regione che percorriamo (tabellam regionis depictam). Se ci si perde, teniamo sempre la via più battuta, arriveremo più facilmente ad una locanda o incontreremo qualcuno cui chiedere informazioni. Se sei giunto alla riva di un fiume e non sai più che direzione tenere, segui il corso del fiume, perché città, villaggi, locande si trovano solitamente lungo i fiumi, come si vede lungo il Reno in Germania.
 
Romweg

Se si devono attraversare zone fangose, paludose, le calzature migliori sono quelle di legno, come si usa in Francia: non si inumidiscono facilmente e asciugano anche presto; essendo di legno possono ledere i piedi, è bene quindi imbottirle di stoppa.
Se ci è possibile, cerchiamo di non viaggiare mai da soli ma sempre in compagnia di qualcuno: in caso di pericolo ci si aiuta. E non poniamo riguardo alla religione di chi ci è compagno nel viaggio: aiutarsi l’un l’altro nella reciproca assistenza e difesa è proprio della socievole natura umana.
Colui che per qualsiasi motivo si mette in viaggio si comporti sempre con buona coscienza davanti a Dio, che scruta i nostri cuori, si conduca secondo la sua parola e Dio benedirà il suo partire e questa benedizione gli sarà di grande vantaggio.

Tratto dalla relazione di Giulio Orazio Bravi: Come viaggiare e rimanere sani, quali itinerari percorrere per passare le Alpi e l’Appennino: la guida del medico bergamasco di Guglielmo Grataroli, pubblicata a Basilea nel 1561
Aprile 2019 - Dario Monti